Tra satira e storia
Roma è una città che si presta a mille e più nuove scoperte e oltre ai soliti itinerari, vorrei suggerirvi questa passeggiata anomala, tra le vie del centro storico.
Le cosiddette “statue parlanti” sono l'arma con la quale Roma si è sempre opposta all'arroganza e alla corruzione delle classi dominanti con grande senso dell'umorismo. Fin dagli inizi del XVI secolo, cartelli satirici venivano appesi nottetempo presso un numero di statue che sorgevano in luoghi ben frequentati della città, così che la mattina seguente chiunque potesse leggerli, prima che fossero rimossi dalle guardie. I cartelli a volte avevano poesie, a volte dei dialoghi umoristici; nella maggior parte dei casi bersaglio della satira era il papa. E gli autori, ovviamente, rimanevano ignoti.Ai nostri giorni questi monumenti sembrano aver perduto la parola, ma rimangono comunque saldamente al loro posto.
Dal 1501 Pasquino - forse la più famosa tra le “statue parlanti” - si trova alle spalle della grande piazza Navona, in un piccolo slargo che dalla statua prende il nome di piazza Pasquino.
Si tratta di un torso di figura maschile, probabilmente risalente al III secolo a.C.
È così male conservato che dire con certezza chi rappresenti è impossibile, forse un re o un eroe dell'antica Grecia.Anche sull'origine del soprannome si sa poco; vuole la leggenda che la statua fosse stata rinvenuta presso una bottega di barbiere (o secondo un'altra versione, un'osteria) il cui proprietario si chiamava Pasquino.Questa tradizione durò fino allo scorso secolo, e le burle contenute nei cartelli presero il nome di "pasquinate".Una delle più celebri è quella diretta al papa Urbano VIII, della famiglia Barberini, che fece togliere a Bernini le parti bronzee del Pantheon per la realizzazione del grandioso baldacchino di S.Pietro (1633): quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini sentenziò Pasquino.
Un'altra statua conosciuta è Marforio, una lunga figura barbuta distesa su un fianco, che decora il cortile di Palazzo Nuovo, un'ala dei Musei Capitolini.
Forse rappresenta un'allegoria di un fiume (il Tevere?) o forse è Nettuno, il dio dei mari. Il suo luogo originario di provenienza è il Foro Romano, da dove venne spostato nel tardo XVI secolo.Marforio era considerato la "spalla" di Pasquino, poiché in alcune delle satire le due statue dialogavano fra di loro: una faceva domande riguardo ai problemi sociali, alla politica, ecc., e l'altra dava risposte argute.
Fra le "statue parlanti" minori si ricordano le seguenti.
Il Facchino è una piccola fontana che rappresenta una figura maschile, il cui viso è andato quasi del tutto perduto, nell'atto di versare acqua da una botte; l'abito indossato dalla figura è il costume tipico della corporazione dei facchini, da cui il nome del personaggio. La statua originariamente si trovava sulla facciata principale del nobile palazzo De Carolis (oggi noto come palazzo del Banco di Roma), in via del Corso, non lontano dall'attuale piazza Venezia; nel 1874 fu spostata a via Lata, proprio dietro l'angolo. Risale alla seconda metà del XVI secolo, e secondo una tradizione popolare fu ispirata dalla figura di un acquarolo, colui cioè che raccoglieva acqua dalle fontane pubbliche per rivenderla porta a porta, a modico prezzo.
Nessuno sa chi fosse l'autore della fontana; trattandosi di un'opera pregiata, nonostante le sue condizioni attuali, lo stesso Michelangelo ne era stato ritenuto (erroneamente) l'artefice.
Un'altra statua è conosciuta come Madama Lucrezia, e si trova in un angolo di Palazzetto Venezia, in piazza San Marco, adiacente a piazza Venezia.Questo enorme busto marmoreo, alto circa 3 metri, proviene da un tempio dedicato a Iside e raffigura una donna, forse una sacerdotessa di questo culto o forse la stessa Iside.Il soprannome gli deriva da una nobile dama piuttosto conosciuta, di nome Lucrezia, che visse nel XV secolo.Si era innamorata del re di Napoli, il quale era già sposato; per questo motivo Lucrezia venne a Roma per cercare di ottenere dal papa la concessione del divorzio per il sovrano, ma il tentativo fallì. L'anno seguente il re morì; l'ostilità del suo successore costrinse la dama a tornare a Roma, dove abitò appunto presso la suddetta piazza.
... “Fui dell'antica Roma un cittadino, ora abate Luigi ognun mi chiama, conquistai con Marforio e con Pasquino nelle satire urbane eterna fama, ebbi offese, disgrazie e sepoltura, ma qui vita novella e alfin sicura” ...
Questo breve epitaffio si legge sulla base che sostiene l'Abate Luigi, in piazza Vidoni, non lontano da piazza Navona, sul muro sinistro della chiesa di S.Andrea della Valle. La statua raffigura un uomo con una toga di foggia tardo-romana; il soprannome fu probabilmente ispirato dal sacrestano della vicina chiesa del Sudario, il quale - secondo la tradizione popolare - rassomigliava molto alla figura scolpita. La piazza era la collocazione originale dell'"Abate", ma nel corso dei secoli la statua cambiò sede diverse volte, tenuta in scarsa considerazione, finché nel 1924 non fu ricollocata nel medesimo spiazzo.
Il Babuino (cioè babbuino) è una figura distesa di sileno, davanti alla chiesa di S.Attanasio dei Greci, nella centrale via del Babuino. Funge da elemento decorativo per una fontana semplicissima, una volta usata per abbeverare i cavalli, sul cui bordo il vecchio personaggio sta appollaiato sin dal Rinascimento. Il soprannome dato alla figura è la conseguenza della faccia ghignante del sileno, ora resa ancora più grottesca dall'usura del tempo.
Le foto pubblicate in parte sono mie (Pasquino, il Facchino e Madama Lucrezia), in parte sono prese dal sito http://www.geocities.com/mp_pollett/roma-c2i.htm
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