martedì 29 dicembre 2009

Frane & valanghe




Pericoli di stagione...


Nei passaggi tra una stagione e l'altra - ogni volta che il nostro (ormai pazzo) clima passa repentinamente dal molto freddo al caldo (o addirittura al molto caldo) - arrivano notizie di frane, slavine e morti in montagna... il più delle volte dovuti ad imperizie e scarsa conoscenza dei luoghi e dei fenomeni propri della stagione, nonchè ad un uso indiscriminato del nostro territorio...
È proprio di questi giorni la notizia di 2 turisti e 4 soccorritori morti sul Pordoi e del responsabile nazionale della Protezione Civile che rimprovera la scarsa conoscenza della montagna da parte di chi la frequenta e il successivo bisogno di mandare soccorsi che, sempre più spesso, si trovano ad affrontare situazioni impossibili e pericolose (e mortali!).

Ho quindi pensato di scrivere questo post attraverso il quale spiegare quali sono i pericoli più ricorrenti in questa stagione, come si formano e a cosa bisognerebbe prestare la massima attenzione... sia per chi conosce bene la montagna, frequentandola da tempo e conoscendone e rispattandone tutti i "capricci", sia per chi - al contrario - alla montagna accede da poco e altrattanto poco la conosce.

Le frane
Con questo termine si indicano tutti i fenomeni di movimento o caduta di materiale roccioso o sciolto che può avere origine per le motivazioni più disparate che si distinguono in tre tipi:
- cause predisponenti, ovvero quelle proprie dell’ambiente naturale: natura del terreno, litologia, giacitura, andamento topografico, acclività dei versanti, clima, precipitazioni, variazioni di temperature, idrogeologia, ...
- cause preparatrici: disboscamento, piovosità, erosione dell’acque, variazione del contenuto d’acqua, altre azioni antropiche, ...
- cause provocatrici: abbondanti piogge, erosione dell’acque, terremoti, scavi e tagli, ...

Le valanghe

La valanga è un fenomeno che si verifica quando una massa di neve o ghiaccio, improvvisamente, si mette in moto a causa della rottura della condizione di equilibrio presente all'interno del manto nevoso e precipita verso valle. Durante la discesa può convolgere altra massa nevosa ed assumere dimensioni sempre maggiori e velocità anche superiori ai 300 km/h. Il distacco della massa di neve può essere provocato da varie cause: naturali, umane (sciatori o escursionisti), l'azione del vento, ...
La causa scatenante delle valanghe dipende in principal modo dalle caratteristiche del manto nevoso e dai fattori climatico-ambientali.

Dal sito dell'Anieva (Associazione Interregionale Neve e Valanghe, www.aineva.it) è possibile riprendere una spiegazione dei preconcetti e delle false sicurezze che interessano questi fenomeni e che mi sembra importante riportare proprio per aumentare il nostro grado di consapevolezza (e di attenzione) quando ci troviamo a fare escursioni, sciate o semplici passeggiate in montagna.

"Fa freddo, quindi non c'è pericolo"
Questa è una delle convinzioni più false, pericolose e diffuse. Quando a un periodo caratterizzato da temperature crescenti segue una diminuzione delle stesse, anche dovuto all'escursione termica giornaliera, il manto tende a consolidarsi, poichè l'acqua si rigela, saldando solidamente i cristalli tra di loro. Quando, invece, il freddo segue una intensa nevicata allora conserva l'instabilità del manto, ritardandone la trasformazione (metamorfosi) e l'assestamento. Inoltre spessori ridotti di manto nevoso e temperature molto basse, favoriscono la formazione della cosiddetta "brina di profondità" e quindi l'indebolimento del manto.
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È piatto o, comunque, poco ripido"
... ma la valanga può cadere da molto più in alto. La neve fresca, messa in movimento, può continuare a scivolare su pendii di 10-20 gradi d'inclinazione. È importante osservare l'inclinazione dei pendii sovrastanti e non solo quello che si sta percorrendo; se superano i 30 gradi, possono staccarsi le valanghe a lastroni.
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C'è poca neve quindi, non c'è pericolo"
Secondo le statistiche, negli inverni con poca neve si hanno fra gli sciatori circa tre volte più vittime da valanghe che in inverni con molta neve. Lo sciatore tende infatti ad andare a cercare la neve che si trova in coche e canali accumulata dal vento quindi più facilmente si stacca sotto forma di valanghe a lastoni.
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Non nevica da molti giorni, quindi la neve si è stabilizzata"
Se fa freddo dopo una nevicata la coltre nevosa si stabilizza solo lentamente e si possono trovare dei pendii esposti a nord pericolosi anche parecchi giorni dopo. I lastroni da vento possono mantenersi inalterati a lungo dopo la loro formazione.
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Ha tenuto per il passaggio del primo, terrà anche per i successivi"
Un pendio instabile non si rompe necessariamente al passaggio del primo sciatore. Ogni sciatore con il proprio passaggio può compromettere la stabilità fino alla rottura. Un lastrone può resistere al passaggio di due sciatori che tengono una certa distanza, ma staccarsi se procedono ravvicinati.
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Siamo nel bosco, quindi non c'è pericolo"
Solo il bosco fitto nel quale uno sciatore passa con difficoltà è sicuro da valanghe. Un bosco rado, nel quale grandi parti di cielo sono visibili, non è sicuro. In caso di valanga, la presenza di alberi aumenta il rischio con la possibilità di collisione contro i tronchi. Cespugli e boscaglia possono favorire la formazione di valanghe. In ogni caso, un bosco fitto difficilmente riesce a fermare una valanga già in movimento proveniente da pendii posti più in alto.
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È mattino presto quindi non c'è pericolo"
Questo è vero se la notte è stata fredda, falso se la notte è stata tiepida. Inoltre non c'è orario per il distacco di lastroni come non c'è orario per la caduta dei seracchi.
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Dopo 2 o 3 giorni la neve fresca si è assestata"
L'assestamento della neve provoca in primo luogo una coesione tra i cristalli. Questa neve può formare contrariamente alla neve con debole coesione, dei lastroni. Decisiva per la stabilità è anzitutto la coesione tra il nuovo strato e quelli vecchi sottostanti, ove dura più a lungo. La neve fresca può gia essersi ben assestata, ma non essersi ancora abbastanza legata alla neve vecchia sottostante.
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Asperità del terreno trattengono il manto nevoso"
Ciò vale solo per le cosiddette
valanghe di fondo mentre la tipica valanga dello sciatore è invece quella "di superficie" che si stacca sopra agli strati di fondo, indipendentemente dalle asperità del terreno.
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Le valanghe si staccano da sole, quindi sono eventi casuali"
Nel 95% dei casi d'incidente, sono invece gli stessi sciatori travolti che, con il proprio peso, staccano la "loro valanga" a lastroni. Solo nel 5% dei casi si tratta di fatalità. Le valanghe spontanee sono previste nei bollettini nivo-meteorologici quando segnalano: "pericolo forte e generalizzato di valanghe". Consultando i bollettini si possono evitare queste valanghe rinunciando alle gite.
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Le valanghe sono un enigma della montagna, a niente valgono guide e bollettini"
Con le misure di prevenzione si può fare invece molto per ridurre il rischio di incidenti. Che anche esperti vengano travolti è dovuto spesso alla eccessiva confidenza con la montagna, alla loro più lunga permanenza in montagna ed al fatto che come capi gita devono spesso provare un pendio prima di avventurarsi con tutto il gruppo. I bollettini valanghe servono affinché, già con l'informazione di pericolo "moderato" o "marcato", chi non ha esperienza non abbandoni le piste sorvegliate, mentre facilitano agli esperti la scelta della gita e degli itinerari più sicuri.
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C'è già una traccia, quindi è sicuro"
Le condizioni della neve possono essere cambiate notevolmente dal momento in cui è stata fatta la traccia e il vostro arrivo sul posto. Inoltre è sempre possibile che altri sciatori alpinisti abbiano fatto una traccia sbagliata e voi possiate trovare soluzioni più sicure.
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Non è partito niente al passaggio del primo, quindi non parte più"
Un pendio instabile non parte necessariamente al passaggio del primo, ma ogni sciatore che passa può intaccare le resistenze di uno strato debole sino ad arrivare alla rottura. Un lastrone può resistere al passaggio di due sciatori distanziati ma staccarsi subito al passaggio contemporaneo di due persone.
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I lastroni sono duri, opachi e rimbombano"
Invece i 3/4 delle valanghe a lastroni provocate dallo sciatore non sono di neve dura, ma molto soffice (penetra il pugno) oppure soffice (penetrano 4 dita): è infatti sufficiente poca coesione per generare un lastrone. L'aspetto opaco non è peculiare dei soli lastroni, inoltre su un lastrone può nevicare in assenza di vento coprendolo completamente.
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Quando si sente un woum va tutto bene perché il manto nevoso si è assestato"
Errato.Il
woum è invece una dimostrazione inconfutabile della presenza di strati molto deboli, quindi è il segnale d'allarme più evidente. Il rumore del woum accompagna quasi sempre il distacco di valanghe a lastroni, è il segnale più palese ed evidente della situazione di pericolo.
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Questo pendio è pieno di fessure, meglio spostarsi"
Invece può esere considerato come abbastanza sicuro, infatti non sussistono più tensioni nel manto nevoso che ha trovato un nuovo equilibrio. I pendii fessurati potranno scivolare solo se saranno inumiditi di nuovo innescando il metamorfismo da fusione e rigelo.
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La valanga è già caduta, quindi non c'è pericolo"
Non è assolutamente detto, in quanto se a monte c'è ancora neve instabile, questa può scendere in un secondo momento, anche perché il suo equilibrio può essere stato indebolito dal distacco della prima valanga.
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Conosco la montagna e sono prudente, quindi sono esperto"
Le condizioni della montagna cambiano molto velocemente, rendendo pericoloso il pendio che il giorno prima era sicuro. Inoltre non è solo la prudenza a fare l'esperienza.

Anche essendo esperti non si è esenti da pericoli, in sintesi

LA MONTAGNA NON SA CHE SEI UN ESPERTO.

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Ho dei dubbi, facciamo la prova del bastoncino"
Questa prova, come pure le altre (pala, cuneo di slittamento, ecc) è un utile complemento ad altre informazioni. Tuttavia il valore della prova è solo puntuale e localizzato e non può essere esteso a tutto il pendio. La prova del bastoncino, inoltre, fornisce informazioni solo sulla durezza della neve e non sulla sua coesione (prova della pala e cuneo) che è invece molto più importante ai fini della sicurezza.
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È una zona sicura, non si stacca mai niente qui"
Anche le zone più buone e sicure possono, in certe particolari situazioni nivometeorologiche, diventare pericolose e fatali, anche se solo per poche ore.
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Se ti prende una valanga, sci a valle e via!"
È praticamente impossibile sfuggire in velocità ad una valanga, anche essendo ottimi sciatori. È molto meglio fuggire lateralmente alla direzione della valanga, oppure meglio ancora riuscire a togliersi gli sci e cercare di rimanere a galla nella valanga movendosi con ampi movimenti. Prima di essere investiti e di essere trascinati con velocità elevata, è utile cercare di aggrapparsi a qualcosa pure di riuscire a fermarsi o almeno, di far passare un po' della neve della valanga sotto di noi.


La questione principale, al di là delle giuste precauzioni ed indicazioni, resta sempre e comunque quella del maggior rispetto che dovremmo avere tutti per il nostro territorio... sia per ciò che riguarda tutte le nostre attività (dell'abitare, del lavorare, dello sfruttamento delle risorse, ...), sia per tutte quelle volte che ci troviamo a tu per tu con contesti particolari (la montagna così come il mare, i fiumi o altro). L'uomo si deve rendere conto che non deve mai adattare a sé stesso queste realtà, ma - al contrario - è necessario e auspicabile che sia l'uomo ad adattarsi ad essi.

lunedì 28 dicembre 2009

Watsu



... è tempo di coccole

Già... le feste solitamente corrispondono a tempi di coccole, gradite se ce le fa (e regala) chi ci vuole bene, ma comunque piacevoli se a regalarcele siamo noi.
Oggi vi vorrei parlare di una "coccola" sui generis che a me personalmente piace moltissimo e che vi consiglio di provare quando ne avrete occasione (non è infatti facilissimo trovare posti dove lo fanno e, soprattutto, chi lo fa bene!!!).

Mi riferisco al massaggio conosciuto come WATSU... ovvero una trasposizione in acqua dello Shiatsu (il nome deriva dalle parole water e shiatsu), la tradizionale tecnica orientale di lavoro corporeo che favorisce il benessere psicofisico utilizzando la pressione manuale sui punti dell'agopuntura.

Il Watsu è definita come un'arte per la salute ed è nato oltre un quarto di secolo fa dalla sensibilità creativa e dalla abilità operativa di Harold Dull, che ha voluto comiugare i due suoi grandi amori: l’acqua e lo Shiatsu.
Dull, infatti, dopo aver viaggiato in Oriente ed imparato lo Zen Shiatsu dal Maestro Masunaga, tornò a vivere ad Harbin, località termale californiana già sacra ai Nativi Americani, ed iniziò a sperimentare la pratica dello Shiatsu immerso nell'acqua calda.
In una sessione di Watsu si è cullati dall'acqua tiepida (circa 35 °C) tramite movimenti che, credetemi (!!!!), infondono un vero e proprio rilassamento di corpo e mente.
La particolarità di questo massaggio, è basata sulla leggerezza del corpo in acqua, che con movimenti armonici simili ad una danza combinata con il respiro, favoriscono così la naturale rigenerazione del corpo e della mente.
I movimenti sono idrodinamici e spaziosi, con i movimenti ondeggianti dell'onda che integrano il corpo e liberano le energie in esso bloccate. Tutto viene vissuto insieme... in una sorta di flusso senza fine, attraverso il supporto delicato del watsuer che accompagna la persona a vivere l'acqua in modo nuovo e a scoprirne sensazioni piene di spazio, relax e benessere.
Attraverso il respiro ed i movimenti di questo speciale morbido massaggio si aprono il cuore ed si acquietano i pensieri della mente in una vera e propria esperienza di meditazione acquatica. Il morbido tocco dell'acqua risveglia qualsiasi parte del corpo portando al cervello le sensazioni di stimolo che tutto il fisico riceve, espandendo sensibilità e consapevolezza.

Insomma... vi assicuro che, dopo averlo provato, vi rimarrà la voglia di rifare l'esperienza e di diventare una cosa sola con l'elemento acqua!!!

www.waba.edu è il sito della W.A.B.A. (Worldwide Aquatic Bodywork Association), ovvero l’associazione mondiale di riferimento per il Watsu®. Sui suoi registri si possono trovare i professionisti appartenenti alle varie realtà locali, in ogni parte del mondo.
www.watsu.it è il sito della Watsu® Italia, un’Associazione di Insegnanti, Professionisti ed Allievi di Watsu che, da oltre un decennio, divulga e promuove il Watsu in Italia.

mercoledì 23 dicembre 2009

Auguri!!!


Carissimi amici blognauti
con piacere vorrei augurare a tutti voi


Il blog non chiuderà per le feste, ma sarò più o meno sempre on line e spero di continuare ancora per tutto il 2010 a pubblicare tanti argomenti di vostro interesse.

Buone Feste a tutti da
Alfatown

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Buon Natale! - Merry Christmas! - Joieux Noël! - Frohe Weinachten! - God Jul! - Feliz Navidad!

martedì 22 dicembre 2009

Tecnologia nella Roma antica



Machina. Tecnologia dell’antica Roma

Una mostra didattico-scientifica ospitata dal museo della civiltà romana (dal 22 dicembre al 5 aprile 2010) svelerà al pubblico i segreti delle macchine che hanno contribuito alla costruzione e alla gestione dell'Impero Romano.
L'esposizione - curata da Rita Correnti Percivalli, Presidente di Associazione Piazza Duomo - è promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione - Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma e dalla ''Sapienza'' Università di Roma con il contributo di Fondazione Roma, Regione Lazio, Ministero dell'Universita' e della Ricerca scientifica.

Machina. Tecnologia dell'antica Roma propone oltre 100 esempi di tecnologia suddivisi tra reperti archeologici, ricostruzioni virtuali, macchine, meccanismi e opere in scala. Ben 47 calchi dalla collezione del Museo della Civiltà Romana e 32 frammenti, tra cui degli inediti provenienti dall'Antiquarium comunale, arricchiscono e completano la mostra.
Attraverso le macchine esposte, ricostruite ex-novo dall'artigiano fiorentino Gabriele Niccolai sulla base di studi di reperti e testimonianze, è possibile comprenderne i principi tecnologici di funzionamento e la manovrabilità.

I settori esplorati in mostra sono undici: misurazione del tempo e dello spazio; tecnologia delle costruzioni; tecnologia idraulica; tecnologia militare; tecnologia nelle comunicazioni e nei trasporti; tecnologia nella medicina; tecniche nella metallurgia e nella falegnameria; tecniche nella lavorazione del vetro e dell’argilla; tecnologia in agricoltura; tecniche artistiche; tecnologia negli strumenti musicali, del divertimento e tempo libero.
Dal ponte (l’antica Roma ha riempito l’Impero di ponti) alle immagini cartografiche, dalle macchine per lo sfruttamento delle risorse ambientali (atte a sfruttare l’energia idraulica, eolica: prima fra tutte l’acquedotto) alla piattabanda armata e la piattaforma girevole ... altro che archi-star di oggi.
I veri geni dell'architettura sono stati gli Antichi Romani, ricchi di spirito innovativo e maniacale razionalità. Il loro segreto? Sta tutto in alcuni elementi molto tecnici: l'invenzione della "malta cementizia" e della "piattabanda armata" e l'introduzione dell'arco a tutto sesto. Di qui, con l'utilizzo di carrucole, gru, marchingegni sofisticati, tutto è stato possibile, dal ponte al teatro a edifici sempre più avveniristici.

Orario
mar-sab 9.00-14.00 -
dom 9.00-13.30 (l’ingresso è consentito fino un’ora prima)
Solo per il mese di gennaio l’orario sarà il seguente: mar-ven 9.00-14.00 - sab-dom 9.00-19.00
L’ingresso è consentito fino un’ora prima
Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio

Biglietto
Biglietto integrato mostra + Museo della Civiltà Romana + Planetario + Museo Astronomico = € 11,00 intero e
€ 9,00 ridotto.
Biglietto mostra + Museo della Civiltà Romana = € 9,00 intero e € 7,00 ridotto.


venerdì 11 dicembre 2009

Life on white



Buffi musi su fondo bianco

Un team di fotografi belgi ha immortalato ben 482 specie diverse (per un totale - al momento - di 9.862 scatti), dal rinoceronte alla cavalletta... tutti rigorosamente fotografati su uno sfondo bianco, neutrale.

Come se fossero entità astratte, opere d'arte, protagonisti di un sogno ad occhi aperti... niente alberi, liane, giardini, cucce, tane, alveari... niente paesaggi, dalla savana alla giungla... insomma gli animali solo ed esclusivamente ripresi nella loro essenza.

L'idea è venuta ad un fotografo belga, Eric Isselée, che ha riunito un team di cinque persone e fondato l'associazione Life on white con l'obiettivo di fotografare il maggior numero di soggetti non umani.


L'ulteriore cosa curiosa di questo progetto è che le immagini non vengono modificate o, come si dice, post-prodotte. I protagonisti dei ritratti sono davvero fotografati davanti a uno sfondo bianco e dunque portati in una stanza e, per quanto possibile, invitati a posare.
Il team viaggia per il mondo alla ricerca di musi interessanti da immortalare, che siano domestici o selvatici (questi ultimi prestati da zoo o riserve naturali).

Il proposito di Isselée - che vive a Bruxelles con la famiglia e un esercito di cani, gatti, furetti e pappagalli - e dei suoi collaboratori è quello di realizzare ritratti naturali e spontanei, nonostante l'assenza dell'ambiente circostante.
Per questo - spiega il team - le sessioni di lavoro durano spesso parecchi giorni, a volte una settimana. Gli animali vengono sempre fotografati "in loco" (zoo o casa che sia), senza costringerli allo stress di uno spostamento.

L'associazione Life on White vive con la vendita delle fotografie e parte del ricavato viene donato ad Enti impegnati nella salvaguardia di animali a rischio (maltrattamenti, estinzione, ...).

giovedì 3 dicembre 2009

Il clima che vorremmo...




Decalogo del cittadino ecologico

Lunedì prossimo prende il via il summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e speriamo che questo ennesimo incontro dei Grandi della Terra dia qualche risultato, sia a livello locale che per il mondo intero.
Dobbiamo però ricordare che la salute del pianeta dipende anche dai comportamenti individuali e quindi mi sembra molto interessante riprendere quello che scrive oggi Federico Rampini su La Repubblica.

In California esiste, ad esempio, un movimento battezzato "cool roofs", ovvero letteralmente "tetti freschi", ma che - con un gioco di doppi sensi - significa anche "di moda". In un mondo dove la temperatura media tende a salire e dilagano i condizionatori d'aria anche in zone dove un tempo non esistevano, una piccola innovazione come questa può avere un impatto cruciale.
Ci sono poi altre vicende e altri esperimenti in corso in molte realtà (non solo statunitensi) che dimostrano (avallate anche da studi di numerosi scienziati e ricercatori) come anche attraverso piccole operazioni "dal basso" si aiuti il miglioramento delle condizioni climatiche globali.

Lo conferma una recente inchiesta dell'autorevole rivista New Scientist: "L'attenzione che rivolgiamo ai vertici mondiali sul cambiamento climatico rischia di farci dimenticare questa semplice verità. Qualunque cosa decidano i governi sui tetti alle emissioni di CO2, alla fine i responsabili del disastro ambientale siamo noi, il cambiamento climatico comincia in casa".
New Scientist punta il dito sui "cinque eco-crimini che commettiamo ogni giorno":

1. Il risveglio e l'abitudine più sacra... il caffè
se si calcola l'energia consumata per coltivarlo, raccoglierlo, trasportarlo dai paesi tropicali e, infine, realizzarlo attraverso la macchina del bar... se si calcola una media di 6 tazzine di espresso al giorno (dose non rara per l'italiano medio)... in un anno vengono generati circa 175 kg di CO2, cioè quanto un volo Roma-Londra.
Un espresso in meno al giorno è già un micro-risparmio del 16%.

2. La toilette
anche in questoun modesto cambiamento di abitudini può fare una differenza enorme.
Ogni kg di rotoloni fatti con carta igienica riciclata al 100%, ridurrebbe di ben 30 litri il consumo di acqua e di 3 kilowattora quello di elettricità.

3. la moda usa-e-getta
ovvero i capricci dello stile che riempiono i nostri guardaroba di abiti indossati per una stagione. Negli ultimi 15 anni la produzione mondiale di tessile-abbigliamento è balzata da 40 a 60 milioni di tonnellate, ma un milione di tonnellate di vestiti semi-nuovi finiscono nella spazzatura ogni anno.

4. l'ossessione per la pulizia
in Inghilterra è stato calcolato che solo il 7,5% degli indumenti messi in lavatrice sono davvero sporchi. Una famiglia media che manda quattro o cinque lavatrici a settimana crea più di mezza tonnellata di CO2, una bella fetta dell'emissione media del cittadino europeo (10 milioni).

5. il cibo buttato via
questo eco-crimine è moralmente ripugnante... ma - ahimè - è anche il più diffuso. Una famiglia americana media getta via il 30% degli alimenti che ha comprato al supermercato, 48 miliardi di dollari finiscono nella spazzatura ogni anno. Solo il latte fresco buttato via in Inghilterra per essere prodotto ha creato altrettante emissioni CO2 di 10.000 automobili.

Questo elenco - ridotto se volete - ci conferma che Copenaghen comincia in casa nostra ogni mattina e che ci basterebbe davvero poco per cominciare a stare in un mondo migliore...

http://www.newscientist.com/

venerdì 27 novembre 2009

Il regno degli animali in 85 foto



Wildlife photographer of the year

Nel corso del 2008 sono state scattate oltre 32 mila fotografie in 82 Paesi del mondo e questo vastissimo materiale è stato severamente selezionato da scienziati, fotografi, esperti di comunicazione del Natural History Museum di Londra e del BBC Wildlife Magazine.
Al termine dell´impegnativo lavoro di valutazione, sono state scelte 85 fotografie, poche decine di scatti meravigliosi, che compongono il "Wildlife photographer of the year", la mostra di fotografia naturalistica in esposizione fino al 10 gennaio 2010 nelle sale del Museo Zoologico di Roma.

Un prezioso catalogo di capolavori.
Primo fra tutti Snowstorm leopard (Leopardo nella tempesta di neve) di Steve Winter, fotografo americano del National Geographic vincitore dell´edizione 2008: un´immagine sorprendente, scattata dopo dieci mesi di appostamento sull´Himalaya, che riesce a cogliere, nel suo elemento naturale, un rarissimo esemplare di una specie in via di estinzione.
Ma ci si può stupire anche per soggetti più comuni: i cigni di Yongkang Zhu, nella foto Snow swans, sono raffigurati in modo completamente nuovo allo sguardo dell´osservatore.
Tutto contribuisce a creare l´attimo perfetto: la tormenta di neve, il cigno che si alza in volo, il resto dello stormo che assiste alla scena, i giovani goffi e il giallo acceso dei becchi in contrasto con il paesaggio monocromatico.
E che dire di Petal procession (Processione di petali)? La foto di Adrian Hepworth, scattata in Costa Rica, ritrae una surreale processione di petali lungo un tronco, trasportati dalle formiche. La foto è stata realizzata usando un tempo di scatto lento per rendere l´effetto "scia" e attivando il flash a fine scatto per bloccare l´immagine delle formiche in movimento.

Un percorso espositivo spettacolare, ma anche di alto profilo naturalistico e scientifico. Le foto sono state selezionate, infatti, sulla base della loro valenza artistica oltre che per la maestria nell´uso delle tecniche fotografiche, ma con un´ampia varietà di soggetti e di stili: ritratti indimenticabili per la loro umanità e unicità. Basta soffermarsi sulla foto dell´italiano Stefano Unterthiner intitolata Troublemaker (Piantagrane) che ritrae un macaco sulla spiaggia del Parco Nazionale di Tangkoko in Indonesia. L´espressione buffa del macaco e la sua pettinatura sgraziata creano un´armoniosa sintesi con l´ambiente circostante, frutto di un lungo lavoro di appostamenti e di una fiducia conquistata con pazienza.

Sarà possibile ammirare foto di comportamenti nascosti come quelli immortalati da Jordi Chias nella categoria “The Underwater World “(Il mondo sommerso) che con la foto Daddy long legs (Papà gambe lunghe) ha avuto la genialità di fermare un momento magico: il maschio della specie arrow crab (una sorta di granchio a freccia) protegge la femmina e le uova dagli attacchi dei predatori, sovrapponendo le sue chele a quelle della compagna, creando uno splendido gioco di linee e colori. La geometria delle zampe si interseca agli aculei dei ricci su uno sfondo blu cobalto tempestato da minuscole stelle d’argento che altro non sono che pesciolini di passaggio.
O ancora la vista panoramica nella sezione “Wild Places” (Luoghi selvaggi) che ci presenta Andy Biggs con Skeleton Coast, uno dei luoghi più fotografati al mondo ma che riesce ancora a stupire. Dal finestrino di un aereo il fotografo ha cercato – riuscendo perfettamente – di rendere il senso dell’altezza vertiginosa delle dune di sabbia della Namibia lambite dalle onde del mare, creando una perfetta sintesi tra lo stato selvaggio della natura e la meraviglia dello sguardo umano che lo coglie.
Antoni Kasprzak nel suo reportage ambientale ha invece avuto la capacità con Clash of eagles (Scontro tra aquile) di riprendere la lunga e furiosa lotta per la sopravvivenza di due aquile sotto una tormenta di neve, per la conquista della carcassa di un’alce. Una foto, vincitrice nella categoria “Behaviour” (Comportamento), frutto di geniale intuizione e ore di paziente attesa dove le luci basse e la neve che cade creano l’atmosfera perfetta per rappresentare l’aggressività delle aquile.

La mostra si articola in 16 sezioni: Comportamento animale: uccelli; Comportamento animale: mammiferi; Comportamento animale: tutti gli altri animali; Animali nel loro ambiente; Elogio alle piante; Ritratti di animali; Natura in bianco e nero; Il mondo subacqueo; Natura in città; Visioni creative della natura; Paesaggi incontaminati; Fotografi fino a 10 anni; da 11 a 14 anni; da 15 a 17 anni; Premio “Una sola terra”; Premio “Gerald Durrel” per le specie a rischio di estinzione.

Museo Civico di Zoologia - via Ulisse Aldrovandi, 18
Orario: 9.00 : 19.00 - chiuso il lunedì
Biglietto: intero 6.00 €uro - ridotto 3.50 €uro
http://www.museodizoologia.it/attivita/mostre/wildlife-photographer-of-the-year

giovedì 19 novembre 2009

L'acqua... un bene di tutti




Campagna Nazionale "Salva l'acqua"

Il Governo - in questi giorni - sta operando per PRIVATIZZARE L'ACQUA.... ovvero un bene che dovrebbe essere di tutti... Si tratta della definitiva consegna al mercato di un diritto umano universale...

IMPEDIAMOLO!

Con un decreto legge del 10 settembre scorso il Governo regala - di fatto - l’acqua ai privati: sottrae ai cittadini l’acqua potabile, il bene più prezioso, per consegnarlo, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali e farne un nuovo business per i privati.
Oltre 400.000 cittadini hanno sottoscritto una legge d’iniziativa popolare per l’acqua pubblica, che riconosce il diritto all’acqua ma la proposta giace da due anni nei cassetti delle commissioni parlamentari.
Entro il prossimo 24 novembre, il decreto che privatizza l’acqua potrebbe diventare legge.
Si tratta della definitiva mercificazione di un bene essenziale alla vita...
Si tratta di un provvedimento inaccettabile!

Mi fa quindi piacere riprendere un post del mio amico Luca per pubblicizzare un Appello che, con le firme raccolte, sarà inviato anche al Presidente della Repubblica e ai Presidenti delle due Camere.

Con l'Appello si chiede:
- A tutti i Parlamentari il ritiro delle nuove norme che privatizzano l'acqua e di escludere il servizio idrico dai servizi pubblici locali di rilevanza economica riconoscendo l’autonomia di scelta dei modelli di affidamento da parte degli ATO ed Enti locali.
- Alle forze politiche di sostenere le proposte del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua e in particolare la rapida approvazione della legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico.
- Ai Presidenti delle Regioni di presentare ricorso di costituzionalità contro l’Art.15 del D.L. 135/09 a tutela della autonomia degli Enti Locali sulla base del principio di sussidiarietà riconosciuto dalla Costituzione.
- Agli Eletti nei Consigli Comunali di prendere posizione contro l’Art.15 del D.L 135/09 e di assumere l’impegno ad inserire nello Statuto Comunale il riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritto umano universale e dichiarando il servizio idrico privo di rilevanza economica.
- Ai Cittadini di protestare contro questo Decreto del Governo facendo pressioni sui parlamentari e raccogliendo adesioni a sostegno del presente impegno.

L’acqua è un diritto umano universale e un bene comune da conservare per le future generazioni.
Il servizio idrico deve essere gestito da enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori.

Salvare l’acqua è una questione di democrazia.

Appello a cura Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua
Segreteria Operativa Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua: segreteria@acquabenecomune.org


venerdì 13 novembre 2009

Nuovo "giocattolino"


Gps Forerunner 305

Ebbene sì.... ve lo confesso.... ho approfittato del mio compleanno per farmi regalare un nuovo "giocattolino" che mi potrà accompagnare (e aiutare) durante tutte le mie prossime escursioni e attività di Nordic Walking, trekking e sport... e proprio ieri mi è arrivato il





GARMIN FORERUNNER 305!!!!!!!!


Ma..... che cosa è? ... a che cosa serve? ... come mi potrebbe essere utile?
Considerate che sto ancora imparando ad usarlo e che sono solo alla mia prima esperienza di GPS, ma diversi miei amici già lo usano ed è un validissimo supporto durante le escursioni per tracciare il percorso, rivederselo poi a casa e scaricarlo su Google Maps, segnare il proprio programma di allenamento e memorizzare tutti i propri progressi sportivi....
Insomma, un ottimo compagno di avventura e anche un utile strumento con il quale potrò raccontarvi sempre più dettagliatamente le mie escursioni e i miei viaggi!!!!!

Ecco che cosa si può leggere sul sito Garmin ufficiale (http://www.garmin.it/sport/running/FORERUNNER/GFR305.html)

Descrizione
È la versione con sensore di battito cardiaco del Forerunner 205, che ne aumenta le possibilità grazie all'integrazione dei dati della frequenza del vostro cuore, consentendovi di eseguire un monitoraggio ancora più accurato dei vostri allenamenti. Nel caso si desideri utilizzare questa unità per l'allenamento con la bici, è inoltre possibile collegare anche il sensore di cadenza di pedalata (opzionale, lo stesso dell'Edge 305) incrementando ancora le già elvate prestazioni.
Come tutti i Forerunner, le funzionalità del 305 includono il "Partner virtuale" per allenarsi contro un avversario ipotetico (di cui chiaramente potrete definire passo e velocità), e la funziona di pausa automatica, indispensabile se ad esempio sulla vostra strada trovate un semaforo rosso. Grazie al sensore GPS integrato, non è necessario premere il pulsante del timer per marcare gli intertempi sul giro: vi sarà sufficiente impostare il punto di partenza o una distanza prefissata, e quando ripasserete sul punto definito (oppure una volta percorsa la distanza se state correndo in linea) il Forerunner marcherà automaticamente un giro ed un intertempo.
Grazie alla funzionalità delle "Corse", potrete inoltre salvare i dati di una qualsiasi sessione di allenamento, e riutilizzarli dopo qualche tempo per verificare i vostri miglioramenti.
La possibilità di impostare diversi profili, ognuno caratteristico di uno sport diverso (ad esempio, per la bici e per la maratona) vi permette tramite la pressione di un tasto di cambiare radicalmente tipo di allenamento in un attimo. Ed i dati forniti dal GPS (che riassumono le funzionalità di base di un GPS palmare per escursionismo), perfettamente integrati nel lavoro di allenamento, vi consentono di marcare le posizioni interessanti o i punti di maggior sforzo, per prepararvi in tempo a superarli al meglio.
Infine, come per i Forerunner 205 e 301, tramite il vostro PC ed il software "Garmin Training Center" (incluso nella confezione) potrete scaricare i vostri dati di allenamento, visualizzarli ed analizzarli, ed addirittura confrontarli con moltissimi altri atleti in tutto il mondo, tramite appositi siti Internet.

Funzionalità
Funzionalità di navigazione per trekking e nautica: rotta diretta (in linea retta) verso qualsiasi Waypoint; marcatura Waypoint; registrazione automatica del percorso effettuato
Funzionalità altimetro: altimetro GPS
Funzionalità bussola: bussola GPS
Funzioni accessorie: cronometro; toni di avviso; computer di allenamento con cardiofrequenzimetro
Funzioni di ricerca punti di interesse: waypoint
Possibilità di personalizzazione: orientamento pagina mappa (nord in alto/traccia in alto); intensità contrasto dello schermo; icone waypoint; scelta tipi di dati nei campi; impostazione profili di allenamento
Allarmi: toni di allarme di allenamento per tempo/distanza/velocità/frequenza cardiaca
Cartografia: no
Collegamento al PC: porta USB integrata per il trasferimento bidirezionale di waypoint e dati di allenamento con software Training Center incluso

lunedì 9 novembre 2009

WorkShop Base di fotografia



Fotografare i paesaggi urbani

Oggi voglio pubblicizzare - attraverso questo blog - una splendida iniziativa organizzata dal mio amico fotografo professionista Luca Cavallari: un workshop base di fotografia - con oggetto il contesto urbano - articolato in una lezione teorica, un'uscita pratica in ambito urbano e un ultimo incontro per discutere degli scatti e dei risultati ottenuti dai partecipanti.
Purtroppo non potrò partecipare a questa bellissima nuova iniziativa di Luca, ma spero che l'incontro vada alla grande e che ci siano presto nuove occasioni per fotografare insieme!!!

Programma
mercoledi 11 novembre
ore 21:00/23:00 - lezione teorica in sede (utile un blocco per appunti e una penna usb) su "osservare e scrivere con la luce ; composizione fotografica"
domenica 15 novembre
ore 10:00 fino al pomeriggio - uscita fotografica
mercoledi 18 novembre
ore 21:00/23:00 in sede - fine sessione workshop con discussione e analisi fotografica e rilascio attestato di partecipazione
Costo
€uro 50 a partecipante (50% alla prima lezione e il restante al termine del workshop); il corso partirà con un minimo di 3 ed un massimo di 10 fotografi
Luogo
Roma, ospiti nella bellissima sede dell'Associazione Romasotterranea in Via Appia antica 26 (450 metri da Porta San Sebastiano)
per info e prenotazione scrivi a Luca Cavallari


mercoledì 4 novembre 2009

Iron Curtain Trail


Un lungo sentiero nella pancia dell'Europa

Era la frontiera tra il profondo nord e le porte dell'Asia mediterranea... era un mondo fatto di filo spinato, bunker, mine anti-uomo e torri di guardia... era un "muro" che separava due mondi opposti e completamente diversi...
Oggi è cambiato tutto e quella "striscia" di terra (lunga ben 7.000 km) è diventata un fantastico sentiero attrezzato per trekker e ciclisti: si viaggia per 17 paesi e si attraversano 26 gradi di latitudine.

Magistralmente ci conduce per mano in questo viaggio Paolo Rumiz (articolo tratto da La Repubblica di mercoledì 21 ottobre 2009).

In bici sulla cortina di ferro
di Paolo Rumiz (La Repubblica del 21 ottobre 2009)

La Iron Curtain Trail era una frontiera fatta di filo spinato, bunker, mine anti-uomo, dal Mare Artico al Mar Nero: il muro tra capitalismo e comunismo Ora è il sentiero dei trekker e dei ciclisti nella pancia dell´Europa che corre lungo diciassette paesi e ventisei gradi di latitudineUna cicatrice lunga settemila chilometri, dai cieli di piombo del Nord fin quasi alle porte dell´Asia Mediterranea. Settemila chilometri di fili spinati, mine anti-uomo, bunker, cavalli di frisia e torri di guardia che per mezzo secolo hanno diviso il mondo. Oggi due terzi di quell´immenso apparato di sicurezza sono stati smantellati, e intere sezioni dell´ex fascia “off limits” tornano percorribili in tranquillità.
La gabbia della prigione si apre, e per una vendetta della storia proprio quella prigione diventa uno degli spazi più liberi d´Europa. Boschi, brughiere, pantani, scarpate, spiagge, montagne, fiumi, accessibili per mezzo secolo solo a militari, vengono dissequestrati e, a vent´anni dalla caduta del Muro, si collegano per formare un unico spazio di viaggio, una strada spalmata su diciassette nazioni e 26 gradi di latitudine: l´”Iron Curtain Trail”, “Ict”, il sentiero della Cortina di Ferro.
Settemila chilometri da fare anche in bici, perfettamente segnalati, dal Mare Artico al Mar Nero. Avventura garantita. Si viaggia così: in bilico tra l´idillio e l´incubo, tra i boschi di Pollicino e il fantasma del dottor Stranamore; via per spazi immensi, in una surreale commistione di pace e paranoia. Non c´è tregua, fin dall´estremo Nord, sulla frontiera che separa la Russia dalla Norvegia e la Finlandia. È la parte più tosta del viaggio, perché i reticolati ci sono ancora, e dalla parte russa trovi il confine forse più militarizzato del mondo. Visti difficili, controlli esasperanti, lande desolate, cave di minerali strategici guardate a vista dal Grande Fratello.
L´Ict vi spinge sulla parte finlandese. Strade migliori, una rete capillare che presidia un labirinto di laghi e boschi, locande, campeggi. Anche in quel Paese sconfinato non sarete mai completamente soli. La zona a sud del lago Inari è uno spazio per pescatori e bracconieri, roba da Tranquillo weekend di paura, ma anche lì, lontano da tutto, la storia dell´Europa divisa vi segue e vi ammaestra. Su Suomussalmi pesa l´ombra del conflitto russo-finlandese, la Guerra d´inverno combattuta nel ´39-´40 dopo lo sfondamento nazista in Polonia.
La pista porta a Sud fino al Baltico, sempre in Finlandia, ma le anime nomadi non potranno negarsi il piacere di un´occhiata dall´altra parte, nella Carelia russa, traversando verso Kostamuksa dal tostissimo check point di Vartius, e seguendo a zigzag fino a Wyborg (che fino al ‘39 fu la più grande città finlandese e ora ha cambiato padrone) la linea ferroviaria che consente in ogni caso di imbarcare la bici. I treni russi, puntualissimi, sono un´avventura. Sarete in compagnia di cordialissimi trekker con zaini enormi, pescatori, canoisti. Non troverete un occidentale neanche a morire, di locande non se ne parla (tendina indispensabile), ma l´ospitalità dei locali vi toglierà d´impaccio.
L´aggancio non lascia scampo: «Dove vai?», «Di dove sei?», «Vieni a bere un tè», cui segue l´offerta della cena e del letto, unita a infiniti consigli su come evitare mafie locali e ubriachi molesti. Alla fine vi dispiacerà abbandonare questo popolo e questi laghi dove basta un´esca vuota per beccare un salmone. Wyborg è un bivio strategico dell´Ict. Prima scelta: tornare in Finlandia e traghettare su Tallinn per seguire lungo il mare le repubbliche baltiche (lì la cortina di ferro correva sulla battigia, con decine di installazioni militari che oggi, smantellate, liberano centinaia di chilometri di costa vergine). Seconda scelta: restare in Russia e tagliare su Pietroburgo per entrare in Estonia da Narva, uno dei confini più antichi d´Europa, con due tetri castelli che si guatano su un fiume.
Terza scelta: sempre da Pietroburgo saltare sul ferry per Kaliningrad (enclave russa, dunque non serve un secondo visto), luogo inimmaginabile popolato di ricchi, affaristi e avventurieri, per sbarcarvi in bicicletta e poi traversare in Polonia. Brume azzurrine, tramonti color salmone, buie foreste, castelli di cavalieri teutonici, l´estuario immenso della Vistola, poi Danzica, dove il Muro cominciò a sgretolarsi con Solidarnosc, poi ancora il Baltico ventoso fino ai porti anseatici dell´ex Germania Est. All´altezza di Travemunde la Cortina partiva verso Sud, tagliava le colline tedesche, e oggi - smantellata o trasformata in museo - ci consegna uno degli spazi più verdi della vecchia Europa, una vera “Green Belt” che unisce il Baltico ai monti della Boemia.
Tutto perfetto, ripulito, non c´è più nemmeno la ruggine a dire quanto tempo è passato. Là dove il passo pesante dei Vopos batteva la ghiaia, oggi hai alberghetti, fattorie, locande con birra alla spina, kartoffel e wienerschnitzel. Ma a poca distanza dalla cittadina di Geisa, ecco il Check Point Alpha, perfettamente conservato. Siamo nel tratto più occidentale del Patto di Varsavia, la famigerata “breccia di Fulda” dove le truppe dell´Impero avrebbero potuto sfondare verso il Reno e dove stava all´erta il grosso dei militari della Nato. Cominciano le montagne, poco oltre c´è il Danubio a indicarci la strada. Boemia, reticolati riciclati per delimitare le proprietà, torri di guardia, cervi, vecchie linee ferroviarie asburgiche, locande all´antica. Ora il percorso è uno slalom tra le due parti dell´ex Europa divisa. A Zahorie in Slovacchia, il segno di un altro scontro di civiltà: la fortezza che sbarrava la strada ai Turchi. Poi ancora riserve naturali, musei a cielo aperto dell´era comunista, foreste e bunker della Seconda guerra mondiale. Siamo in Pannonia. In Ungheria la vecchia cortina vive la sua mutazione più impressionante. La Ue sta a est e gli extracomunitari (Croazia, Serbia) a ovest; in mezzo all´Unione si spalanca il vuoto di un altro mondo ex: la Jugoslavia. I poveri di ieri sono i ricchi di oggi, e viceversa. Campagne immense, trombe di zingari, odor di carbone, check point rilassati, e il viaggio si avvicina all´Oriente, alle terre raccontate da Magris ne Il Danubio, col grande fiume che s´infossa tra Serbia e Romania prima delle ultime pianure. Kikinda, Bela Crkva, Kladovo, Negotin: a sud i nomi dei luoghi cominciano a cantare. A Strumica in Macedonia hai la più alta concentrazione mondiale di suonatori di fiati. Sui monti Rodopi, in Bulgaria, cantano i primi muezzin e, a due passi dagli ex reticolati con la Grecia, vive Valja Balkanska, una delle voci più straordinarie del mondo. Anche qua, guai a farsi catturare troppo da piste, parchi e musei. Un viaggio lungo una frontiera deve essere fatto di sconfinamenti. Specialmente in queste terre bastonate dagli imperi e dalle nazioni.


martedì 27 ottobre 2009

Lo spirito di questo blog



Filosofia di un blogger

Una persona a me molto vicina (e che mi conosce molto bene!) mi ha mandato il testo che vi riporto... una "storiella" un po' anomala che secondo me racchiude proprio lo spirito con cui ho dato origine - quasi due anni fa - a questo mio blog!
A voi la lettura e, se vi va, i commenti...

C’era una volta un blogger che viveva in una piccola città vicino al mare e scriveva solo un post a settimana attraverso un Internet Café, perché non possedeva nemmeno un computer. Egli non aveva molti lettori, ma quei pochi che aveva erano davvero interessati a ciò che lui scriveva e ogni volta controllavano il suo sito in cerca di nuovi post.

Un giorno, un americano notò il suo blog e gli mandò un’email complimentandosi per la qualità dei suoi post e chiedendogli quanto tempo impiegasse a scriverli.
Il blogger rispose: «Mi basta poco tempo, perché la maggior parte degli scritti si basano sulle riflessioni che ho già fatto guardando il mare».

Al che l’americano chiese: «Perché non scrivi più articoli, allora?».
Il blogger disse: «Mi sveglio tardi e passo il tempo a guardare il mare, incontrare donne bellissime, stare con gli amici, bere buon vino rosso. Scrivere le mie riflessioni per chiunque voglia leggerle è solo una delle mie piacevoli attività. Lavoro molto poco, giusto il necessario per sopravvivere».

L’americano disse: «Quello che scrivi è interessante, io sono un imprenditore e se tu riuscissi a dedicare più tempo al tuo blog, scrivendo più post, potrei aiutarti a trovare molti lettori. Sarebbe un grande successo».
Il blogger chiese: «Ah sì?… E poi?».

L’americano rispose: «A quel punto potresti mettere pubblicità sul tuo blog e fare soldi».
Il blogger disse: « Ah sì?… E poi?».

L’americano disse: «A quel punto potresti aprire nuovi blog e moltiplicare i guadagni».
Il blogger chiese di nuovo: « Ah sì?… E poi?».

L’americano disse: «A quel punto potrai espandere ulteriormente la tua rete di blog, assumere scrittori per scrivere più post e avere più visitatori e soldi».
Il blogger chiese di nuovo: « Ah sì?… E poi?».

L’americano disse: «A quel punto, potrai vendere i tuoi blog a una grande azienda delle comunicazioni e alzarti tardi, guardare il mare, incontrare donne bellissime, bere il vino con gli amici e scrivere un blog solo per il tuo piacere…».

sabato 24 ottobre 2009

Nordic Walking urbano

Nordic Walking alla scoperta del Coppedè

Il Walking Center Roma ha organizzato, per domenica 25 ottobre, una splendida passeggiata alla scoperta di uno dei quartieri più ricchi di architettura di Roma: il quartiere Trieste e la zona del Coppedè.

Bastoncini alla mano, ci si troverà a camminare tra marmi, loggiati, decorazioni multicolori, archi e vetrate e tra costruzioni che riecheggiano lo stile liberty così come quello dell'art decò, del barocco e addirittura anche medievale.

Un angolo di Roma dove qualsiasi cosa è perfetta e curata, un mondo per pochi privilegiati, ma che riesce davvero a far sognare e a far rilassare chiunque.

appuntamento: ore 9.50 (inizio 10.00) piazza Verbano di fronte al cinema Admiral
durata: 1h.45 - 2h
quota di partecipazione: 5,00 €uro
iscrizioni: prenotazione@walkingcenter.it
istruttrice: Alessandra



mercoledì 21 ottobre 2009

Le Dolomiti nell'Unesco




Dolomiti patrimonio dell'Umanità

Il 27 giugno 2009 (ovvero da questa estate) sono stati iscritti 13 nuovi siti nella lista del patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Tra questi una delle meraviglie del paesaggio e della geologia ed uno straordinario esempio di integrazione uomo-ambiente: le DOLOMITI.
A seguito del voto unanime da parte dei 21 componenti del “World Heritage Committee”, le Dolomiti sono ufficialmente inserite nella lista e sono diventate - dopo le isole Eolie - il secondo sito naturale italiano nel patrimonio dell'Unesco.

L’area interessata comprende nove gruppi dolomitici per un’ estensione complessiva di 142.000 ettari (ai quali si aggiungono altri 85.000 ettari delle cosiddette ‘aree cuscinetto’) suddivisi tra le province di Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone ed Udine.

Le montagne interessate sono:

il gruppo formato dal Monte Pelmo (3.169 m) e Croda da Lago, situati in Veneto, tra Cadore, Zoldano e Ampezzano

il massiccio della Marmolada, posto fra Trentino e Veneto e comprendente la cima più alta delle Dolomiti (3.343 metri) e il ghiacciaio più significativo

il gruppo formato dalle Pale di San Martino (3.192 m), Pale di San Lucano e Dolomiti Bellunesi, per lo più in territorio veneto ma anche trentino


il gruppo formato dalle Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave, le più orientali, suddivise fra le province friulane di Pordenone e Udine

le Dolomiti Settentrionali, situate fra Alto Adige e Veneto e comprendenti i frastagliati Cadini, le candide Dolomiti di Sesto, le austere Dolomiti d’Ampezzo, le lunari Dolomiti di Fanes, Senes e Braies


il gruppo Puez-Odle, tutto in territorio altoatesino, oggi splendido parco naturale


il gruppo formato dallo Sciliar (2.563 m), dal Catinaccio e dal Latemar, a cavallo fra Alto Adige e Trentino


le Dolomiti del Brenta, le piu’ occidentali, dove vive ancora l’orso bruno, tutte in territorio trentino

il Rio delle Foglie, uno straordinario canyon, unico al mondo, le cui stratificazioni rocciose dei più diversi colori e gli innumerevoli fossili di animali preistorici permettono di ‘leggere’ come in un libro aperto la storia geologica della Terra.

Alla solita "italica maniera" da giugno ad oggi non sono mancate le polemiche....
Si è cominciato a discutere su chi deve gestire i siti ... su chi deve ospitare la sede del comitato che gestirà il Patrimonio ... sul perchè alcune cime importanti (ad esempio il Sasso Lungo, il Sasso Piatto e il gruppo del Sella) sono state escluse, ecc...
Certo il tema non è affatto facile e si sa che, ogni volta si fissa sulle carte un perimetro, nascono diatribe tra chi sta fuori e chi sta dentro quel perimetro.

Ma perchè non approfittare di questa occasione per far del bene al nostro bel paese e al nostro bel paesaggio, anzichè mandare tutto in malora come sta già accadendo per le isole Eolie?


venerdì 16 ottobre 2009

Gatti



Presenza silenziosa e preziosa

Oggi voglio parlare di…. GATTI!!!
Sì… avete capito bene: quei teneri, arruffosi, un po’ permalosi batuffoli di pelo a quattro zampe che riempiono la casa (e la vita) di molti di noi.

Proprio stamattina un articolo de La Repubblica (di Alessandra Retico) ci racconta che ci sono quasi 9 milioni e mezzo di esemplari felini solo nelle case italiane (600 milioni nel mondo)… ovvero un gatto ogni 10 umani.
È un mistero domestico, continua l’articolo, perché i gatti “non fanno granché nella loro vita e neanche nella nostra, ciondolano per casa, dormono sul divano, aspettano pazienti che diamo loro del cibo, ci sopportano. Sono parecchio lunatici”.
Di fatto è tutto vero… ma vi confesso che sotto-sotto li invidio molto e talvolta mi capita di pensare «se rinasco voglio nascere “gatta da casa”»!

Convivo da nove anni con la mia dolce micia (l’ho chiamata Trippa perché da piccolina era una vera e propria pallottolina di pelo): quando non sono in casa so che lei si gode tranquillamente e beatamente il divano (alternandolo con il letto e, d’inverno, con il termosifone caldo sul quale è necessario adagiare un bel panno di lana morbida); quando torno è capace di “raccontarmi” a modo suo la giornata, di starmi accanto per farmi sentire la sua presenza e il suo affetto; è abbastanza abitudinaria e ama mangiare più o meno alla stessa ora (fa due pasti, colazione e cena), ma non rompe più di tanto e non fa dispetti se dovessi tornare tardi e darle la pappa in orari non consoni; sa riconoscere perfettamente gli ospiti con i quali può instaurare un rapporto (sempre facendo capire bene chi è la padrona di casa, però), da quelli con i quali è meglio non avere molto contatto… fino ad arrivare a quelli che ritiene essere fastidiosi per sé (e magari anche per la padrona).
Per me (e immagino che questo valga anche per altri di voi che si trovano tra i piedi un micio peloso) è una presenza importantissima, che riempie la mia casa e me… Sarà anche (sempre citando l’articolo di Repubblica) che la scienza dice che sono “opportunisti” e che “non sono nemmeno amici e fedeli come i cani”… ma vi assicuro che per me non è così e che spesso e volentieri mi impressiona vedere il suo attaccamento e la sua capacità di comunicare affetto. Amo la sua abilità nel saper stare da sola e, nello stesso tempo, la sua capacità di gradire la mia presenza, le mie coccole, il mio co-abitare con lei!

Sembra che il sodalizio uomo-gatto si nato ben 10.000 anni fa: recenti ritrovamenti archeologici hanno dimostrato la presenza del “gatto casalingo” in Medio Oriente, nella cosiddetta Mezza Luna fertile, in concomitanza con la nascita dell’agricoltura.
Oggi è ancora difficile dire quando esattamente il gatto selvatico si è trasformato in “gatto affettuoso”, me è certo ormai che la convivenza conveniva ad entrambi: al gatto perché vicino all’uomo aveva modo di trovare sempre topi (nei granai) e rifiuti; all’uomo perché il felino scacciava via proprio i roditori.
Le testimonianze più complete e ricche della “domesticità felina” risalgono a 3.700 anni fa, grazie ad una statuetta di avorio ritrovata in Israele. Poi, 2.900 anni fa il gatto divenne compagno abituale nell’antico Egitto, dove veniva adorato e addirittura personificato nella dea Bastet. Da lì arrivò in Grecia, e i Romani lo diffusero poi in tutto l’Impero; in Oriente arrivò con l’apertura delle vie commerciali; il America (sembra) con Cristoforo Colombo; in Australia con i coloni alla fine del XIX secolo.

Le razze di gatto domestico, oggi, sono almeno una sessantina… “minime le differenze genetiche, identico il carattere, da sempre: deduttivamente umorale”.

lunedì 12 ottobre 2009

Geocaching


Caccia al tesoro e Nordic Walking

Ieri mattina - domenica 11 ottobre - il Walking Center Roma (http://www.nordicwalkingroma.it/) ha organizzato una nuova ed emozionante avventura ... una passeggiata di Nordic Walking abbinata ad una vera e propria caccia al tesoro. Questo tipo di attività, meglio conosciuta con il nome di Geocaching, non era ancora mai stata combinata con l'attività del Nordic e sembra - a sentire almeno i partecipanti alla camminata-ricerca di ieri - che abbia avuto un buon riscontro in termini di partecipanti e, soprattutto, di divertimento.

Seguendo le mappe e le tracce GPS fornite, i walkers romani si sono dunque avventurati con i loro bastoncini lungo i sentieri del Parco della Caffarella alla ricerca del punto dove era stato nascosto il "tesoro", l'hanno trovato e così come vogliono le regole del gioco hanno lasciato una traccia del loro passaggio.

Ma vediamo nel dettaglio in che cosa consiste questa "Caccia al tesoro"....

Cos'è il geocaching?
Qualcuno nasconde in un posto speciale, spesso in mezzo alla natura, un contenitore impermeabile, con dentro uno o più oggetti idealmente simpatici, fra cui immancabilmente un registro. Usando un ricevitore GPS (già disponibile a partire da circa 100 euro) determina le coordinate esatte del nascondiglio, per poi pubblicarle sul sito http://www.geocaching.com/.
I giocatori possono consultare queste coordinate e partire in cerca della cache (il cosiddetto 'tesoro'). Non appena trovata, firmano il registro dopo di che possono prelevarne un oggetto. In cambio, dovrebbero lasciarci qualcosa di nuovo, in modo che la 'qualità' complessiva della cache non diminuisca, anzi aumenti. Così il contenuto della cache cambia continuamente.
Una volta tornati a casa, registreranno la loro visita sulla pagina creata appositamente per quella cache, condividendo in questo modo le proprie esperienze con gli altri partecipanti al gioco.

Da dove cominciare?
Nel geocaching ci sono due attività principali: cercare le cache (i tesori) e nasconderle.
Conviene affrontare prima la fase della ricerca, anche perché cercando le cache ci si potrà fare un'idea di come sono fatte, in cosa consistono, ecc...
Il primo passo per cominciare con il geocaching è quello di avere un'unità GPS e creare un proprio account sul sito geocaching.com in maniera tale da poter avere accesso ai dati relativi all'esatto posizionamento delle cache (le coordinate GPS).
Una volta "entrati" nel sito con il proprio login sarà possibile specificare (nel proprio "profilo") dove ci si trova esattamente, per permettere al sistema del sito di far vedere le cache disponibili nella propria zona, ordinate per distanza.

Altre informazioni e suggerimenti sono disponibili sul sito http://www.geocaching.it/, il luogo d'incontro per geocacher italiani.

venerdì 9 ottobre 2009

Dialogo tra vita e morte




La fine è il mio inizio

Il libro (splendido) di Tiziano Terzani sta diventando un film... è giusto? è sbagliato? ... francamente non so, ma leggo proprio oggi la notizia e così come è ve la riporto, amici blog-nauti.

Nel libro Tiziano Terzani, sapendo di essere arrivato alla fine del suo percorso, parla al figlio Folco di cos'è stata la sua vita e di cos'è la vita: "Se hai capito qualcosa la vuoi lasciare lì in un pacchetto", dice.
Così racconta di tutta una vita trascorsa a viaggiare per il mondo alla ricerca della verità. E cercando il senso delle tante cose che ha fatto e delle tante persone che è stato, delinea un affresco delle grandi passioni del proprio tempo. "Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte".



La fine è il mio inizio
Tiziano Terzani
Longanesi, Milano 2006


Oggi tutto questo viene "tradotto" su una pellicola ed il set è stato predisposto all'Orsigna, sull'Appennino tra Toscana e Emilia, nell'amatissima casa in mezzo alle montagne nella quale Terzani scelse di morire.

Padre e figlio sono seduti sotto una pergola di vite. Il padre sembra vecchissimo, è vestito di bianco, il viso coperto da una folta barba anch'essa bianca. Il figlio è poco più che un ragazzo. Ascolta racconti di guerra, storie di pace, pensieri. E ascolta la Storia: la Cina, il Vietnam, la Cambogia, il Giappone, la Tailandia, Singapore, l'India. Sembra un monologo, invece è il dialogo che Folco Terzani ha avuto con il padre Tiziano nei suoi ultimi tre mesi di vita.
Dopo la morte di Terzani (2004), il figlio ha trascritto le parole con le quali il viaggiatore, il giornalista (prima per Repubblica, poi per il Corriere della Sera), lo scrittore, il padre gli ha raccontato la sua vita.
[...]
Il padre è Bruno Ganz e il figlio è Elio Germano (l'attrice austriaca Erika Pluhar interpreta la moglie Angela, Andrea Osvart la figlia Saskia e Gianni Cavina è l'orsignese Mario).
La produzione è della tedesca Colina Film (in trattative con RaiCinema), come tedeschi sono il regista Jo Baier e la sua troupe.
Un sito italiano con 30 mila iscritti, un milione e più di libri venduti in patria, ma Terzani è popolare in Germania quasi quanto in Italia. Trentennale è stata infatti la sua collaborazione con il settimanale Spiegel del quale fu corrispondente e inviato nei posti caldi della terra.
"Ganz e Germano hanno girato la prima scena, la più difficile, quella in cui il babbo mi parla della morte" racconta Folco Terzani. Ieri non è riuscito a fermare le lacrime.
La situazione è anomala. Perché i luoghi sono quelli veri, la coperta che Ganz ha sulle ginocchia è proprio quella che cinque anni fa copriva le gambe di Terzani morente ed Elio Germano è costretto a recitare avendo di fronte il suo personaggio in carne e ossa. "Non devo fare il verso a Folco, ma trovare il suo personaggio dentro di me" dice Germano. "Non gli ho chiesto di raccontarmi un suo stato d'animo in quei tre mesi. Gli ho chiesto, piuttosto, se avesse mai letto quel tale libro che il padre citava".
Scritta da Folco Terzani con il produttore del film Ulrich Limmer, la sceneggiatura è l'essenza del libro, così come il libro lo è di una vita. "Abbiamo dovuto sacrificare cose bellissime" dice Folco. "Ma abbiamo scelto di lasciare la Storia per metterla al servizio di una ancora più grande che il babbo voleva raccontarmi: il senso di una vita e la storia di un uomo che morendo cerca di spiegare che cosa ha capito, ma sa di non poter tirare conclusioni. Perché nulla si conclude. Altri prima di lui hanno raccontato la vita e la morte con le stesse parole e, dopo di lui, altri continueranno a farlo".

(parte del testo del blog è tratta da un articolo di Laura Putti, pubblicato oggi su http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/spettacoli_e_cultura/film-terzani/film-terzani/film-terzani.html?ref=hpspr1)

il sito ufficiale di Tiziano Terzani è http://www.tizianoterzani.com/index.htm