venerdì 12 febbraio 2010

Nevica.... a Roma



Fiocchi bianchi in città

Per una volta le previsioni meteo ci hanno preso e oggi nevica a Roma...
La neve ha un fascino misterioso: siamo abituati a vederla sulle cime delle montagne, ma quando scende silenziosamente e ammanta le città riesce ad essere ancor più suggestiva. Per chi vive a Roma, l'emozione della città vestita di bianco è un evento raro, unico, e chiunque abbia avuto modo di apprezzare un tale spettacolo può certamente testimoniare che la città assume un aspetto quasi irreale... addirittura magico.
Mi sembra quindi il giorno ideale per ripercorrere insieme le tappe delle nevicate a Roma.

Cominciamo con la nevicata del 1956: le temperature si mantennero molto basse per diversi giorni in tutta Italia e in città si verificarono delle nevicate che, per intensità e durata, rimasero storiche. Nevicò il 2, il 9, il 18 e il 19 febbraio: per quattro giorni consecutivi le temperature rimasero sotto lo zero e il 12 febbraio si registrò una nevicata di ben 12 cm.

Sono poi trascorsi molti anni fino alla successiva nevicata (anche se ci sono state sporadiche fioccate) del 1985: il 6 Gennaio nevica a Roma. I più pignoli potranno segnalare che in realtà e iniziato a nevicare già dalla tarda serata del 5 Gennaio, ma a quell'ora molti già dormivano e sono stati svegliati dalla bella sorpresa il giorno seguente. L'attesa per una nevicata successiva, poi, è stata breve e il 18 Marzo dello stesso anno è segnalata una nuova nevicata, a tratti abbondante.

Una nuova nevicata avviene poi il 10 Febbraio 1986. La sera del 9 e il mattino del 10 febbraio nevica con una certa intensità sulla capitale e si registra nel centro città un accumulo di 3 centimetri. La sera del 10, poi, la nevicata diventa molto consistente e Roma assume le caratteristiche di un paesaggio invernale, tanto che i pochi automobilisti in giro per le strade della città sono costretti a montare le catene. La nevicata continuò per tutta la notte e il mattino seguente a terra c'erano circa 25 centimetri di neve fresca.

Seguono quindi cinque anni di digiuno fino al 6 Febbraio 1991, ovvero l'ultima nevicata significativa del XX secolo, quando nevicò dalle 7 alle 9 con 6 cm al suolo.

Ad aprire le nevicate nel nuovo millennio ci sono stati due momenti di neve in città, ma con accumuli neanche calcolabili: qualche fiocchetto si è visto infatti nel gennaio del 2002 (zona nord con uno strato di appena 1 o 2 cm) e nello stesso mese del 2004 (il 23 gennaio ha nevicato sui quartieri a sud della città, verso i Castelli Romani).

giovedì 11 febbraio 2010

Date e parole "double-face"



Il Palindromo


Oggi mi è venuta voglia di "giocare" un po' con la nostra bella lingua italiana...
Ieri era il 1° febbraio 2010 (o meglio scrivere 01.02.2010) e rappresenta un evento speciale e, si dice, foriero di buoni auspici: si tratta di una data palindroma ovvero una data che può essere letta nei due versi.

I giorni palindromi sono rari ma non rarissimi: l’ultima volta che si è verificato nello scorso millennio è stato il 29.11.1192.
Sono (e saranno) più frequenti negli anni 2000 quando si verifica esattamente 29 volte: abbiamo già avuto il 10.02.2001 e il 20.02.2002; la terza l'abbiamo vissuta ieri (01.02.2010), mentre l'ultima sarà il 29.02.2092 (anno bisestile).
Nel prossimo secolo - tra il 2100 e il 2200 - sarà un giorno palindromo in 31 occasioni l'ultima delle quali sarà il 29.12.2192; poi si dovrà aspettare un nuovo millennio, ovvero fino al 10.03.3001.

Il palindromo (dal greco antico πάλιν "indietro" e δρóμος "corsa": che corre all'indietro) è una sequenza di caratteri che, letta a rovescio, rimane identica. Il concetto si riferisce principalmente a parole, frasi e numeri.
Vi è anche il "palindromo sillabico" che è quella parola o frase le cui sillabe possono essere lette anche al contrario; ad esempio
le-ta-le, Ma-rem-ma, Ne-ro-ne.
Spesso in enigmistica si confonde il concetto di palindromo e bifronte: in un palindromo, se letto a rovescio, si ricava la stessa frase; in un bifronte, invece, si ottiene una frase diversa ma sempre di senso compiuto.
Le parole palindrome della lingua italiana non sono molte, appena 21 se si considera solo il vocabolario fondamentale: acca, afa, aia, ala, ara, bob, effe, elle, emme, enne, esse, ivi, non, oro, ossesso, osso, ottetto, otto, radar, tot. Le più lunghe parole palindrome che si possano trovare sono anilina, ossesso, ottetto e onorarono.
I casi di parole bifronte sono molti di più: la coppia più lunga è quella acetone-enoteca oppure occorra-arrocco, e diverse altre sempre da sette lettere.
Tra le frasi palindrome la scelta è molto più ampia, anche se l'italiano è una delle lingue più difficili per questo gioco; al contrario in inglese e nelle altre lingue germaniche esistono sterminate raccolte di frasi palindrome.
Ecco le frasi che sono dei classici, conosciutissime: Ai lati d'Italia, Roma è amor, In Italia esso fece fosse ai latini.


In molti siti archeologici si è ritrovato una sorta di quadrato magico
Si legge in quattro versi: dall'alto, dal basso, da sinistra e da destra e se provate a scriverlo in linea - Sator arepo tenet opera rotas - ci si accorge che è un palindromo anche lui (se si legge in quattro versi).
Tradotto liberamente dal latino suona come Arepo l'artore tiene nel solco le lame (dell'aratro)
.

lunedì 8 febbraio 2010

Viaggi dell'uomo



Il nostro mondo

Com'è la condizione umana sul Pianeta?
Quali sono le differenze e le similitudini che ritroviamo tra popolazioni che sono distanti migliaia di chilometri tra di loro?
Che cosa si può comprendere attraverso le immagini di persone che vivono in situazioni sociali, ambientali ed economiche radicalmente diverse?

Sono i fotografi a rispondere a queste e altre domande nella mostra "Il Nostro Mondo", terzo appuntamento di National Geographic Italia al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dopo "Acqua, Aria, Fuoco, Terra" e "Madre Terra".
Con le precedenti iniziative l'obiettivo era puntato sui problemi del Pianeta, i cambiamenti climatici e i loro drammatici effetti, la ricchezza e la miseria di alcuni popoli, le difficoltà di sopravvivenza di numerose specie animali. In questa nuova esposizione - inaugurata sabato 6 febbraio e aperta fino al 2 maggio 2010 - sono protagonisti esclusivamente gli esseri umani.

Con le immagini, oltre 90, realizzate dai grandi fotografi che lavorano per il magazine a livello internazionale e nazionale, viene costruito un percorso "a tappe" (bambini, donne, uomini, genti) che racconta la famiglia umana nei luoghi, nelle città, nei paesi più diversi. Grazie al lavoro di professionisti straordinari - 48, con immagini tutte inedite per il magazine - il viaggio fotografico permette di cogliere i contrasti - sociali, culturali, religiosi, etnici - che ci dividono, e ciò che invece ci accomuna: gioia e innocenza, gioventù e vecchiaia, stress e serenità, fatica e lavoro, pace e guerra.
I sentimenti, i valori, gli stati d'animo, gli stili di vita mettono in risalto quanta "somiglianza" vi sia tra i popoli, e tra i singoli individui della Terra. Le fotografie ci aiutano non solo a vedere, ma a capire, condividere, partecipare, solidarizzare. Questi scatti accendono il nostro sguardo sul mondo e ci fanno sentire, nella buona e nella cattiva sorte, più vicini agli altri.

Fotografi: Lynsey Addario, William Albert Allard, Annie Griffiths Belt, Jonas Bendiksen, James Blair, Alexandra Boulat, Jodi Cobb, Pablo Corral Vega, Meredith Davenport, Peter Essick, Melissa Farlow, Stuart Franklin, Alessandro Gandolfi, Justin Guariglia, David Alan Harvey, Fritz Hoffmann, Chris Johns, Lynn Johnson, Ed Kashi, Ivan Kashinsky, Karen Kasmauski, Tim Laman, Brian Lanker, Gerd Ludwig, Pascal Maitre, Emiliano Mancuso, Steve McCurry, David McLain, Gideon Mendel, Bobby Model, Michael Nichols, Alberto Novelli, Randy Olson, Antonio Politano, Steve Raymer, Nicolas Reynard, Reza, Jim Richardson, Joel Sartore, James L. Stanfield, Maggie Steber, George Steinmetz, Brent Stirton, Tomasz Tomaszewski, Tyrone Turner, Gordon Wiltsie, Kim Wolhuter, Michael Yamashita.

Le foto pubblicate nel blog sono, nell'ordine, di Antonio Politano e di Tima Laman.

mercoledì 3 febbraio 2010

Brrrr... che freddo!!!!



I giorni della merla

Brrrr... avete sentito che freddo in questi giorni???
Eppure è sempre così: ogni anno, magari con temperature più o meno basse, il periodo di fine gennaio ed inizio febbraio sembrerebbe essere quello più freddo dell'anno!
Sono i cosiddetti giorni della merla che, secondo la tradizione, corrispondono agli ultimi tre giorni di gennaio, ovvero il 29, 30 e 31.

Il nome deriverebbe da una leggenda secondo la quale, per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1º febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri.
Secondo una versione più elaborata della leggenda una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da Gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che la merla uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di Gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla pensando di aver ingannato il cattivo Gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio si risentì talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino, e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì, salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo e così rimase per sempre con le piume nere.

Come in tutte le leggende si nasconde un fondo di verità: nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo 29 giorni, che probabilmente con il passare degli anni e del tramandarsi oralmente si tramutarono in 31. Sempre secondo la leggenda, se i Giorni della Merla sono freddi, la Primavera sarà bella, se sono caldi la Primavera arriverà in ritardo.
Viste le temperature polari che abbiamo avuto in quest'ultima settimana c'è da ben sperare!!!!

In realtà, se vogliamo vedere i numeri, da una statistica tratta dalla banca dati di 41 anni del Centro Geofisico Prealpino (periodo 1967-2007) risultano queste interessanti considerazioni:
- la temperatura media dei 3 giorni è di 3,6°
- la media delle temperature massime dei 3 giorni è di 7,4°
- la media delle temperature minime dei 3 giorni è di -0,1°
Se si pensa che la temperatura media di gennaio (calcolata sullo stesso periodo di osservazioni) è 2,8°C, la media di questi tre ultimi giorni del mese risulta di quasi un grado (0,8°C) più alta.
Forse la leggenda della Merla nacque in un’epoca in cui gennaio era molto più freddo di oggi, forse, non disponendo di strumenti e di statistiche la gente, sofferente già per due mesi di freddo, aveva la sensazione che il “cuore” dell’inverno fosse il periodo più freddo. Sta di fatto che, numeri alla mano, sembrerebbe non essere più così.

Per gli appassionati di curiosità statistiche ecco altri “record”:
- media più elevata (Merla più calda) nel 1982, con una temperatura media di 9,3°C (+5.5°C rispetto alla media)
- media più bassa (Merla più fredda) nel 2005, con -2,3°C (-4,3°C rispetto alla media)
- temperatura più alta dei tre giorni si è registrata il 31.1.1982 con 19°C ma nel 2008 il giorno 28 si sono toccati i 23.5° (record assoluto per Gennaio)
- temperatura più bassa è stata toccata il 31.1.1987 e il 29.1.2005 con -8.0°C.