martedì 29 dicembre 2009

Frane & valanghe




Pericoli di stagione...


Nei passaggi tra una stagione e l'altra - ogni volta che il nostro (ormai pazzo) clima passa repentinamente dal molto freddo al caldo (o addirittura al molto caldo) - arrivano notizie di frane, slavine e morti in montagna... il più delle volte dovuti ad imperizie e scarsa conoscenza dei luoghi e dei fenomeni propri della stagione, nonchè ad un uso indiscriminato del nostro territorio...
È proprio di questi giorni la notizia di 2 turisti e 4 soccorritori morti sul Pordoi e del responsabile nazionale della Protezione Civile che rimprovera la scarsa conoscenza della montagna da parte di chi la frequenta e il successivo bisogno di mandare soccorsi che, sempre più spesso, si trovano ad affrontare situazioni impossibili e pericolose (e mortali!).

Ho quindi pensato di scrivere questo post attraverso il quale spiegare quali sono i pericoli più ricorrenti in questa stagione, come si formano e a cosa bisognerebbe prestare la massima attenzione... sia per chi conosce bene la montagna, frequentandola da tempo e conoscendone e rispattandone tutti i "capricci", sia per chi - al contrario - alla montagna accede da poco e altrattanto poco la conosce.

Le frane
Con questo termine si indicano tutti i fenomeni di movimento o caduta di materiale roccioso o sciolto che può avere origine per le motivazioni più disparate che si distinguono in tre tipi:
- cause predisponenti, ovvero quelle proprie dell’ambiente naturale: natura del terreno, litologia, giacitura, andamento topografico, acclività dei versanti, clima, precipitazioni, variazioni di temperature, idrogeologia, ...
- cause preparatrici: disboscamento, piovosità, erosione dell’acque, variazione del contenuto d’acqua, altre azioni antropiche, ...
- cause provocatrici: abbondanti piogge, erosione dell’acque, terremoti, scavi e tagli, ...

Le valanghe

La valanga è un fenomeno che si verifica quando una massa di neve o ghiaccio, improvvisamente, si mette in moto a causa della rottura della condizione di equilibrio presente all'interno del manto nevoso e precipita verso valle. Durante la discesa può convolgere altra massa nevosa ed assumere dimensioni sempre maggiori e velocità anche superiori ai 300 km/h. Il distacco della massa di neve può essere provocato da varie cause: naturali, umane (sciatori o escursionisti), l'azione del vento, ...
La causa scatenante delle valanghe dipende in principal modo dalle caratteristiche del manto nevoso e dai fattori climatico-ambientali.

Dal sito dell'Anieva (Associazione Interregionale Neve e Valanghe, www.aineva.it) è possibile riprendere una spiegazione dei preconcetti e delle false sicurezze che interessano questi fenomeni e che mi sembra importante riportare proprio per aumentare il nostro grado di consapevolezza (e di attenzione) quando ci troviamo a fare escursioni, sciate o semplici passeggiate in montagna.

"Fa freddo, quindi non c'è pericolo"
Questa è una delle convinzioni più false, pericolose e diffuse. Quando a un periodo caratterizzato da temperature crescenti segue una diminuzione delle stesse, anche dovuto all'escursione termica giornaliera, il manto tende a consolidarsi, poichè l'acqua si rigela, saldando solidamente i cristalli tra di loro. Quando, invece, il freddo segue una intensa nevicata allora conserva l'instabilità del manto, ritardandone la trasformazione (metamorfosi) e l'assestamento. Inoltre spessori ridotti di manto nevoso e temperature molto basse, favoriscono la formazione della cosiddetta "brina di profondità" e quindi l'indebolimento del manto.
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È piatto o, comunque, poco ripido"
... ma la valanga può cadere da molto più in alto. La neve fresca, messa in movimento, può continuare a scivolare su pendii di 10-20 gradi d'inclinazione. È importante osservare l'inclinazione dei pendii sovrastanti e non solo quello che si sta percorrendo; se superano i 30 gradi, possono staccarsi le valanghe a lastroni.
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C'è poca neve quindi, non c'è pericolo"
Secondo le statistiche, negli inverni con poca neve si hanno fra gli sciatori circa tre volte più vittime da valanghe che in inverni con molta neve. Lo sciatore tende infatti ad andare a cercare la neve che si trova in coche e canali accumulata dal vento quindi più facilmente si stacca sotto forma di valanghe a lastoni.
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Non nevica da molti giorni, quindi la neve si è stabilizzata"
Se fa freddo dopo una nevicata la coltre nevosa si stabilizza solo lentamente e si possono trovare dei pendii esposti a nord pericolosi anche parecchi giorni dopo. I lastroni da vento possono mantenersi inalterati a lungo dopo la loro formazione.
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Ha tenuto per il passaggio del primo, terrà anche per i successivi"
Un pendio instabile non si rompe necessariamente al passaggio del primo sciatore. Ogni sciatore con il proprio passaggio può compromettere la stabilità fino alla rottura. Un lastrone può resistere al passaggio di due sciatori che tengono una certa distanza, ma staccarsi se procedono ravvicinati.
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Siamo nel bosco, quindi non c'è pericolo"
Solo il bosco fitto nel quale uno sciatore passa con difficoltà è sicuro da valanghe. Un bosco rado, nel quale grandi parti di cielo sono visibili, non è sicuro. In caso di valanga, la presenza di alberi aumenta il rischio con la possibilità di collisione contro i tronchi. Cespugli e boscaglia possono favorire la formazione di valanghe. In ogni caso, un bosco fitto difficilmente riesce a fermare una valanga già in movimento proveniente da pendii posti più in alto.
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È mattino presto quindi non c'è pericolo"
Questo è vero se la notte è stata fredda, falso se la notte è stata tiepida. Inoltre non c'è orario per il distacco di lastroni come non c'è orario per la caduta dei seracchi.
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Dopo 2 o 3 giorni la neve fresca si è assestata"
L'assestamento della neve provoca in primo luogo una coesione tra i cristalli. Questa neve può formare contrariamente alla neve con debole coesione, dei lastroni. Decisiva per la stabilità è anzitutto la coesione tra il nuovo strato e quelli vecchi sottostanti, ove dura più a lungo. La neve fresca può gia essersi ben assestata, ma non essersi ancora abbastanza legata alla neve vecchia sottostante.
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Asperità del terreno trattengono il manto nevoso"
Ciò vale solo per le cosiddette
valanghe di fondo mentre la tipica valanga dello sciatore è invece quella "di superficie" che si stacca sopra agli strati di fondo, indipendentemente dalle asperità del terreno.
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Le valanghe si staccano da sole, quindi sono eventi casuali"
Nel 95% dei casi d'incidente, sono invece gli stessi sciatori travolti che, con il proprio peso, staccano la "loro valanga" a lastroni. Solo nel 5% dei casi si tratta di fatalità. Le valanghe spontanee sono previste nei bollettini nivo-meteorologici quando segnalano: "pericolo forte e generalizzato di valanghe". Consultando i bollettini si possono evitare queste valanghe rinunciando alle gite.
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Le valanghe sono un enigma della montagna, a niente valgono guide e bollettini"
Con le misure di prevenzione si può fare invece molto per ridurre il rischio di incidenti. Che anche esperti vengano travolti è dovuto spesso alla eccessiva confidenza con la montagna, alla loro più lunga permanenza in montagna ed al fatto che come capi gita devono spesso provare un pendio prima di avventurarsi con tutto il gruppo. I bollettini valanghe servono affinché, già con l'informazione di pericolo "moderato" o "marcato", chi non ha esperienza non abbandoni le piste sorvegliate, mentre facilitano agli esperti la scelta della gita e degli itinerari più sicuri.
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C'è già una traccia, quindi è sicuro"
Le condizioni della neve possono essere cambiate notevolmente dal momento in cui è stata fatta la traccia e il vostro arrivo sul posto. Inoltre è sempre possibile che altri sciatori alpinisti abbiano fatto una traccia sbagliata e voi possiate trovare soluzioni più sicure.
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Non è partito niente al passaggio del primo, quindi non parte più"
Un pendio instabile non parte necessariamente al passaggio del primo, ma ogni sciatore che passa può intaccare le resistenze di uno strato debole sino ad arrivare alla rottura. Un lastrone può resistere al passaggio di due sciatori distanziati ma staccarsi subito al passaggio contemporaneo di due persone.
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I lastroni sono duri, opachi e rimbombano"
Invece i 3/4 delle valanghe a lastroni provocate dallo sciatore non sono di neve dura, ma molto soffice (penetra il pugno) oppure soffice (penetrano 4 dita): è infatti sufficiente poca coesione per generare un lastrone. L'aspetto opaco non è peculiare dei soli lastroni, inoltre su un lastrone può nevicare in assenza di vento coprendolo completamente.
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Quando si sente un woum va tutto bene perché il manto nevoso si è assestato"
Errato.Il
woum è invece una dimostrazione inconfutabile della presenza di strati molto deboli, quindi è il segnale d'allarme più evidente. Il rumore del woum accompagna quasi sempre il distacco di valanghe a lastroni, è il segnale più palese ed evidente della situazione di pericolo.
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Questo pendio è pieno di fessure, meglio spostarsi"
Invece può esere considerato come abbastanza sicuro, infatti non sussistono più tensioni nel manto nevoso che ha trovato un nuovo equilibrio. I pendii fessurati potranno scivolare solo se saranno inumiditi di nuovo innescando il metamorfismo da fusione e rigelo.
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La valanga è già caduta, quindi non c'è pericolo"
Non è assolutamente detto, in quanto se a monte c'è ancora neve instabile, questa può scendere in un secondo momento, anche perché il suo equilibrio può essere stato indebolito dal distacco della prima valanga.
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Conosco la montagna e sono prudente, quindi sono esperto"
Le condizioni della montagna cambiano molto velocemente, rendendo pericoloso il pendio che il giorno prima era sicuro. Inoltre non è solo la prudenza a fare l'esperienza.

Anche essendo esperti non si è esenti da pericoli, in sintesi

LA MONTAGNA NON SA CHE SEI UN ESPERTO.

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Ho dei dubbi, facciamo la prova del bastoncino"
Questa prova, come pure le altre (pala, cuneo di slittamento, ecc) è un utile complemento ad altre informazioni. Tuttavia il valore della prova è solo puntuale e localizzato e non può essere esteso a tutto il pendio. La prova del bastoncino, inoltre, fornisce informazioni solo sulla durezza della neve e non sulla sua coesione (prova della pala e cuneo) che è invece molto più importante ai fini della sicurezza.
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È una zona sicura, non si stacca mai niente qui"
Anche le zone più buone e sicure possono, in certe particolari situazioni nivometeorologiche, diventare pericolose e fatali, anche se solo per poche ore.
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Se ti prende una valanga, sci a valle e via!"
È praticamente impossibile sfuggire in velocità ad una valanga, anche essendo ottimi sciatori. È molto meglio fuggire lateralmente alla direzione della valanga, oppure meglio ancora riuscire a togliersi gli sci e cercare di rimanere a galla nella valanga movendosi con ampi movimenti. Prima di essere investiti e di essere trascinati con velocità elevata, è utile cercare di aggrapparsi a qualcosa pure di riuscire a fermarsi o almeno, di far passare un po' della neve della valanga sotto di noi.


La questione principale, al di là delle giuste precauzioni ed indicazioni, resta sempre e comunque quella del maggior rispetto che dovremmo avere tutti per il nostro territorio... sia per ciò che riguarda tutte le nostre attività (dell'abitare, del lavorare, dello sfruttamento delle risorse, ...), sia per tutte quelle volte che ci troviamo a tu per tu con contesti particolari (la montagna così come il mare, i fiumi o altro). L'uomo si deve rendere conto che non deve mai adattare a sé stesso queste realtà, ma - al contrario - è necessario e auspicabile che sia l'uomo ad adattarsi ad essi.

lunedì 28 dicembre 2009

Watsu



... è tempo di coccole

Già... le feste solitamente corrispondono a tempi di coccole, gradite se ce le fa (e regala) chi ci vuole bene, ma comunque piacevoli se a regalarcele siamo noi.
Oggi vi vorrei parlare di una "coccola" sui generis che a me personalmente piace moltissimo e che vi consiglio di provare quando ne avrete occasione (non è infatti facilissimo trovare posti dove lo fanno e, soprattutto, chi lo fa bene!!!).

Mi riferisco al massaggio conosciuto come WATSU... ovvero una trasposizione in acqua dello Shiatsu (il nome deriva dalle parole water e shiatsu), la tradizionale tecnica orientale di lavoro corporeo che favorisce il benessere psicofisico utilizzando la pressione manuale sui punti dell'agopuntura.

Il Watsu è definita come un'arte per la salute ed è nato oltre un quarto di secolo fa dalla sensibilità creativa e dalla abilità operativa di Harold Dull, che ha voluto comiugare i due suoi grandi amori: l’acqua e lo Shiatsu.
Dull, infatti, dopo aver viaggiato in Oriente ed imparato lo Zen Shiatsu dal Maestro Masunaga, tornò a vivere ad Harbin, località termale californiana già sacra ai Nativi Americani, ed iniziò a sperimentare la pratica dello Shiatsu immerso nell'acqua calda.
In una sessione di Watsu si è cullati dall'acqua tiepida (circa 35 °C) tramite movimenti che, credetemi (!!!!), infondono un vero e proprio rilassamento di corpo e mente.
La particolarità di questo massaggio, è basata sulla leggerezza del corpo in acqua, che con movimenti armonici simili ad una danza combinata con il respiro, favoriscono così la naturale rigenerazione del corpo e della mente.
I movimenti sono idrodinamici e spaziosi, con i movimenti ondeggianti dell'onda che integrano il corpo e liberano le energie in esso bloccate. Tutto viene vissuto insieme... in una sorta di flusso senza fine, attraverso il supporto delicato del watsuer che accompagna la persona a vivere l'acqua in modo nuovo e a scoprirne sensazioni piene di spazio, relax e benessere.
Attraverso il respiro ed i movimenti di questo speciale morbido massaggio si aprono il cuore ed si acquietano i pensieri della mente in una vera e propria esperienza di meditazione acquatica. Il morbido tocco dell'acqua risveglia qualsiasi parte del corpo portando al cervello le sensazioni di stimolo che tutto il fisico riceve, espandendo sensibilità e consapevolezza.

Insomma... vi assicuro che, dopo averlo provato, vi rimarrà la voglia di rifare l'esperienza e di diventare una cosa sola con l'elemento acqua!!!

www.waba.edu è il sito della W.A.B.A. (Worldwide Aquatic Bodywork Association), ovvero l’associazione mondiale di riferimento per il Watsu®. Sui suoi registri si possono trovare i professionisti appartenenti alle varie realtà locali, in ogni parte del mondo.
www.watsu.it è il sito della Watsu® Italia, un’Associazione di Insegnanti, Professionisti ed Allievi di Watsu che, da oltre un decennio, divulga e promuove il Watsu in Italia.

mercoledì 23 dicembre 2009

Auguri!!!


Carissimi amici blognauti
con piacere vorrei augurare a tutti voi


Il blog non chiuderà per le feste, ma sarò più o meno sempre on line e spero di continuare ancora per tutto il 2010 a pubblicare tanti argomenti di vostro interesse.

Buone Feste a tutti da
Alfatown

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Buon Natale! - Merry Christmas! - Joieux Noël! - Frohe Weinachten! - God Jul! - Feliz Navidad!

martedì 22 dicembre 2009

Tecnologia nella Roma antica



Machina. Tecnologia dell’antica Roma

Una mostra didattico-scientifica ospitata dal museo della civiltà romana (dal 22 dicembre al 5 aprile 2010) svelerà al pubblico i segreti delle macchine che hanno contribuito alla costruzione e alla gestione dell'Impero Romano.
L'esposizione - curata da Rita Correnti Percivalli, Presidente di Associazione Piazza Duomo - è promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione - Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma e dalla ''Sapienza'' Università di Roma con il contributo di Fondazione Roma, Regione Lazio, Ministero dell'Universita' e della Ricerca scientifica.

Machina. Tecnologia dell'antica Roma propone oltre 100 esempi di tecnologia suddivisi tra reperti archeologici, ricostruzioni virtuali, macchine, meccanismi e opere in scala. Ben 47 calchi dalla collezione del Museo della Civiltà Romana e 32 frammenti, tra cui degli inediti provenienti dall'Antiquarium comunale, arricchiscono e completano la mostra.
Attraverso le macchine esposte, ricostruite ex-novo dall'artigiano fiorentino Gabriele Niccolai sulla base di studi di reperti e testimonianze, è possibile comprenderne i principi tecnologici di funzionamento e la manovrabilità.

I settori esplorati in mostra sono undici: misurazione del tempo e dello spazio; tecnologia delle costruzioni; tecnologia idraulica; tecnologia militare; tecnologia nelle comunicazioni e nei trasporti; tecnologia nella medicina; tecniche nella metallurgia e nella falegnameria; tecniche nella lavorazione del vetro e dell’argilla; tecnologia in agricoltura; tecniche artistiche; tecnologia negli strumenti musicali, del divertimento e tempo libero.
Dal ponte (l’antica Roma ha riempito l’Impero di ponti) alle immagini cartografiche, dalle macchine per lo sfruttamento delle risorse ambientali (atte a sfruttare l’energia idraulica, eolica: prima fra tutte l’acquedotto) alla piattabanda armata e la piattaforma girevole ... altro che archi-star di oggi.
I veri geni dell'architettura sono stati gli Antichi Romani, ricchi di spirito innovativo e maniacale razionalità. Il loro segreto? Sta tutto in alcuni elementi molto tecnici: l'invenzione della "malta cementizia" e della "piattabanda armata" e l'introduzione dell'arco a tutto sesto. Di qui, con l'utilizzo di carrucole, gru, marchingegni sofisticati, tutto è stato possibile, dal ponte al teatro a edifici sempre più avveniristici.

Orario
mar-sab 9.00-14.00 -
dom 9.00-13.30 (l’ingresso è consentito fino un’ora prima)
Solo per il mese di gennaio l’orario sarà il seguente: mar-ven 9.00-14.00 - sab-dom 9.00-19.00
L’ingresso è consentito fino un’ora prima
Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio

Biglietto
Biglietto integrato mostra + Museo della Civiltà Romana + Planetario + Museo Astronomico = € 11,00 intero e
€ 9,00 ridotto.
Biglietto mostra + Museo della Civiltà Romana = € 9,00 intero e € 7,00 ridotto.


venerdì 11 dicembre 2009

Life on white



Buffi musi su fondo bianco

Un team di fotografi belgi ha immortalato ben 482 specie diverse (per un totale - al momento - di 9.862 scatti), dal rinoceronte alla cavalletta... tutti rigorosamente fotografati su uno sfondo bianco, neutrale.

Come se fossero entità astratte, opere d'arte, protagonisti di un sogno ad occhi aperti... niente alberi, liane, giardini, cucce, tane, alveari... niente paesaggi, dalla savana alla giungla... insomma gli animali solo ed esclusivamente ripresi nella loro essenza.

L'idea è venuta ad un fotografo belga, Eric Isselée, che ha riunito un team di cinque persone e fondato l'associazione Life on white con l'obiettivo di fotografare il maggior numero di soggetti non umani.


L'ulteriore cosa curiosa di questo progetto è che le immagini non vengono modificate o, come si dice, post-prodotte. I protagonisti dei ritratti sono davvero fotografati davanti a uno sfondo bianco e dunque portati in una stanza e, per quanto possibile, invitati a posare.
Il team viaggia per il mondo alla ricerca di musi interessanti da immortalare, che siano domestici o selvatici (questi ultimi prestati da zoo o riserve naturali).

Il proposito di Isselée - che vive a Bruxelles con la famiglia e un esercito di cani, gatti, furetti e pappagalli - e dei suoi collaboratori è quello di realizzare ritratti naturali e spontanei, nonostante l'assenza dell'ambiente circostante.
Per questo - spiega il team - le sessioni di lavoro durano spesso parecchi giorni, a volte una settimana. Gli animali vengono sempre fotografati "in loco" (zoo o casa che sia), senza costringerli allo stress di uno spostamento.

L'associazione Life on White vive con la vendita delle fotografie e parte del ricavato viene donato ad Enti impegnati nella salvaguardia di animali a rischio (maltrattamenti, estinzione, ...).

giovedì 3 dicembre 2009

Il clima che vorremmo...




Decalogo del cittadino ecologico

Lunedì prossimo prende il via il summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e speriamo che questo ennesimo incontro dei Grandi della Terra dia qualche risultato, sia a livello locale che per il mondo intero.
Dobbiamo però ricordare che la salute del pianeta dipende anche dai comportamenti individuali e quindi mi sembra molto interessante riprendere quello che scrive oggi Federico Rampini su La Repubblica.

In California esiste, ad esempio, un movimento battezzato "cool roofs", ovvero letteralmente "tetti freschi", ma che - con un gioco di doppi sensi - significa anche "di moda". In un mondo dove la temperatura media tende a salire e dilagano i condizionatori d'aria anche in zone dove un tempo non esistevano, una piccola innovazione come questa può avere un impatto cruciale.
Ci sono poi altre vicende e altri esperimenti in corso in molte realtà (non solo statunitensi) che dimostrano (avallate anche da studi di numerosi scienziati e ricercatori) come anche attraverso piccole operazioni "dal basso" si aiuti il miglioramento delle condizioni climatiche globali.

Lo conferma una recente inchiesta dell'autorevole rivista New Scientist: "L'attenzione che rivolgiamo ai vertici mondiali sul cambiamento climatico rischia di farci dimenticare questa semplice verità. Qualunque cosa decidano i governi sui tetti alle emissioni di CO2, alla fine i responsabili del disastro ambientale siamo noi, il cambiamento climatico comincia in casa".
New Scientist punta il dito sui "cinque eco-crimini che commettiamo ogni giorno":

1. Il risveglio e l'abitudine più sacra... il caffè
se si calcola l'energia consumata per coltivarlo, raccoglierlo, trasportarlo dai paesi tropicali e, infine, realizzarlo attraverso la macchina del bar... se si calcola una media di 6 tazzine di espresso al giorno (dose non rara per l'italiano medio)... in un anno vengono generati circa 175 kg di CO2, cioè quanto un volo Roma-Londra.
Un espresso in meno al giorno è già un micro-risparmio del 16%.

2. La toilette
anche in questoun modesto cambiamento di abitudini può fare una differenza enorme.
Ogni kg di rotoloni fatti con carta igienica riciclata al 100%, ridurrebbe di ben 30 litri il consumo di acqua e di 3 kilowattora quello di elettricità.

3. la moda usa-e-getta
ovvero i capricci dello stile che riempiono i nostri guardaroba di abiti indossati per una stagione. Negli ultimi 15 anni la produzione mondiale di tessile-abbigliamento è balzata da 40 a 60 milioni di tonnellate, ma un milione di tonnellate di vestiti semi-nuovi finiscono nella spazzatura ogni anno.

4. l'ossessione per la pulizia
in Inghilterra è stato calcolato che solo il 7,5% degli indumenti messi in lavatrice sono davvero sporchi. Una famiglia media che manda quattro o cinque lavatrici a settimana crea più di mezza tonnellata di CO2, una bella fetta dell'emissione media del cittadino europeo (10 milioni).

5. il cibo buttato via
questo eco-crimine è moralmente ripugnante... ma - ahimè - è anche il più diffuso. Una famiglia americana media getta via il 30% degli alimenti che ha comprato al supermercato, 48 miliardi di dollari finiscono nella spazzatura ogni anno. Solo il latte fresco buttato via in Inghilterra per essere prodotto ha creato altrettante emissioni CO2 di 10.000 automobili.

Questo elenco - ridotto se volete - ci conferma che Copenaghen comincia in casa nostra ogni mattina e che ci basterebbe davvero poco per cominciare a stare in un mondo migliore...

http://www.newscientist.com/