mercoledì 19 novembre 2008

6 giorni per il Tibet



Assemblea degli esuli tibetani

Si è aperta lunedì 17 novembre, a Dharamsala, la più imponente riunione degli esuli tibetani in 60 anni per discutere di un'eventuale radicalizzazione della lotta sullo statuto del Tibet, dopo il fallimento dei negoziati con la Cina. I leader tibetani di tutto il mondo sono arrivati nella capitale del governo tibetano in esilio, rispondendo all’appello del Dalai Lama, per determinare la futura direzione del suo movimento, nel tentativo di sottrarre le istituzioni del piccolo territorio tibetano da cinquant'anni di controllo cinese.

L'obiettivo principale dell'incontro è quello di individuare una strategia nuova per la questione tibetana e di ricomporre le divisioni interne che le proteste del marzo scorso hanno accentuato: tra i sostenitori della tradizionale linea del dialogo del Dalai Lama e chi è da tempo alla ricerca di vie diverse.
Fino a sabato 22 novembre al centro dell'assemblea ci saranno, dunque, da una parte il progetto di indipendenza del Tibet e dall'altra il piano per una semplice autonomia.
Ma l'assemblea di Dharamsala non "ha potere formale di cambiare la politica" - ha spiegato Chime Youndung, presidente del partito democratico nazionale del Tibet - "tutte le proposte che verrano fuori da questa quattro giorni saranno discusse dal Parlamento che è l'unico organo che ha il potere di prendere decisioni sulle nuova linea politica da adottare".

Da Pechino intanto è arrivata puntuale la condanna per l'incontro , sostenendo che i partecipanti non rappresentano le idee della maggioranza del popolo tibetano.
Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Qin Gang, ha detto che il meeting ha come unico scopo quello di ottenere la definitiva indipendenza del Tibet dalla Cina: "Il governo cinese è assolutamente contrario a qualsiasi attività internazionale volta alla divisione della Cina". Pechino si aspetta inoltre che il governo indiano onori la sua premessa di non consentire attività "volte a dividere il territorio cinese".

Ricordo che l'ultimo incontro dei negoziati tra Pechino e i rappresentanti del leader spirituale tibetano si è concluso senza risultati, con il governo cinese che ha accusato la controparte tibetana di complotto per procedere a una pulizia etnica e di voler tornare a un governo feudale.


1 commento:

Alessandra ha detto...

I tibetani riuniti da lunedì scorso a Dharmasala sostengono la linea del compromesso, la "via di mezzo" del Dalai Lama. Lo ha reso noto il premier del governo tibetano in esilio, Samdhong Rinpoche.

La linea del compromesso del Dalai Lama ha quindi prevalso sulle posizione più intransigenti dei giovani, che chiedevano piena indipendenza dalla Cina. Tuttavia, ieri un editoriale del Tibet Daily ha definito la "via di mezzo" del Dalai Lama un inganno con cui in realtà si cerca di ottenere l'indipendenza della regione himalayana, che Pechino considera parte dei propri territori da oltre 700 anni.

[notizia del 22 novembre 2008, pubblicata su Alice notizie]