giovedì 30 ottobre 2008

Deficit ecologico




Living Planet Report

Il Wwf ha presentato ieri in conteporanea in tutto il mondo il Report 2008 (Living Planet Report) sullo stato di salute dei sistemi naturali con il quale lancia l'allarme sullo stato di salute dei sistemi naturali globali e gli effetti causati su di essi dall'intervento umano, dimostrando come stiamo ormai vivendo al di sopra delle nostre possibilità.
Il Wwf pubblica il Living Planet Report dal 1998. I primi tre report sono stati annuali e, dal 2000, il rapporto è diventato biennale.

La società del benessere basata sul consumismo sfrenato in cui viviamo ha un tenore di vita insostenibile per la terra e il rischio è che dopo aver ipotecato il Pianeta, quando scoppierà la "bolla" dei consumi, non ci sarà nessuno che verrà a ripianare i debiti o a nazionalizzare le perdite, perché a quel punto occorrerebbe un'altra Terra.
Se la nostra domanda e i nostri consumi delle risorse naturali continueranno a crescere alla stessa velocità di questi ultimi anni, entro metà del decennio 2030-2040 avremo bisogno dell'equivalente di due Pianeti per mantenere i nostri stili di vita.
Negli ultimi 35 anni abbiamo, ad esempio, perduto quasi un terzo del capitale della vita selvatica sulla Terra.

L'edizione del Living Planet Report 2008 è ancora più accurata e dettagliata di quanto fatto negli anni precedenti, perfezionando e ampliando le modalità e indici di ricerca.
Nei primi due anni, il 1998 ed il 1999, il rapporto presentava i dati dell’elaborazione di un indice, definito Living Planet Index (indice del pianeta vivente), che dà conto dell’andamento della ricchezza della vita sulla Terra, la biodiversità, attraverso l’analisi dei trend delle popolazioni di alcune specie di animali caratteristiche di grandi biomi del pianeta, come gli ecosistemi forestali, gli ecosistemi delle acque interne e quelli marini.
Dal 2000 il rapporto ha affiancato all’indice del pianeta vivente l’indice dell’Impronta ecologica che misura la domanda dell’umanità sulla biosfera in termini di superficie di terra e mare produttiva dal punto di vista biologico, necessaria alla produzione delle risorse che le persone utilizzano e all'assorbimento dei materiali di scarto generati.
Con il rapporto 2008 ai due indicatori già ampiamente utilizzati si è aggiunto un altro indicatore, quello dell’Impronta idrica, attraverso la quale si misura il volume totale di risorse idriche utilizzate da ciascun paese del mondo per produrre i beni e i servizi consumati dagli abitanti di quella nazione. Comprende il prelievo da fiumi, laghi e falde acquifere (acque superficiali e sotterranee) di acqua impiegata nei settori agricolo, industriale e abitativo, e l’acqua delle precipitazioni piovose utilizzata per l’agricoltura.

Il rapporto fornisce anche un'analisi dettagliata dell'andamento paese per paese.
Gli Stati Uniti hanno l'impronta ecologica nazionale maggiore: ogni americano vive infatti con le risorse di 4,5 pianeti. L'Italia si piazza al 24esimo posto, conducendo uno stile di vita che richiederebbe a ogni cittadino di avere a disposizione 3,5 ettari in più di quelli esistenti in realtà. Un pessimo dato, ma molto più negativa è la nostra "Impronta idrica". L'Italia in termini di consumo procapite (2.332 metri cubi annui) è infatti in quarta posizione nella classifica mondiale. A pesare sono sia un uso dissennato delle risorse interne, sia un ricorso a importazioni ad altissima intensità idrica, come ad esempio la carne di manzo che richiede per ogni chilo l'utilizzo di ben 15mila litri d'acqua.

Ma all'orizzonte non ci sono solo nuvole.
La buona notizia è che si può ancora intervenire e non è ancora troppo tardi per evitare un'irreversibile recessione ecologica.
Il rapporto identifica le aree chiave necessarie per cambiare i nostri stili di vita e indirizzare le nostre economie verso percorsi sostenibili. La strategia suggerita dal Wwf per innescare la retromarcia è quella dei cunei, ovvero una sequenza di azioni mirate (dall'agricoltura alla pesca, dalle politiche forestali a quelle energetiche), ognuna in grado di contribuire a ridurre di una fetta (o meglio di un cuneo) il deficit che stiamo contraendo nei confronti della Terra.
Il primo passo per andare in questa direzione è però quello di considerare la biosfera, quindi terreni fertili, foreste, mare e acque interne, una risorsa che non si può ricapitalizzare con un semplice tratto di penna su un assegno.
Esattamente il contrario dell'approccio dell'attuale governo italiano al problema del riscaldamento globale e la polemica con l'Unione Europea sull'urgenza dell'introduzione delle politiche di contrasto contenute nella direttiva UE 20-20-20...

Scarica il Living Planet Report 2008 completo, in italiano (pdf, 5 Mb) >>


Nessun commento: