giovedì 10 settembre 2009

Un "esercito" silezioso




Giornate in bianco

Ieri e oggi le principali città italiane sono in­vase da migliaia di braccialetti di gomma bianchissimi... un modo di raccogliere l’invito del Ministero delle Pari opportunità ad indossare qualcosa di bianco, per solidarietà con le donne vittime di abu­si.

Il logo della manifestazione è una rosa bianca, immacola­ta che lentamente anneri­sce, sporcata da un male che nasce da dentro. È la violenza domestica, la più segreta, quella che si consuma tra le mura di casa. Un mondo sommerso fatto di bot­te fisiche e mentali, che corrode dall'interno colpendo soprattutto le donne, vittime di aggressori che troppo spesso hanno i volti di ma­riti e fidanzati.
Il bianco - simbolo di queste giornate - sta ad indicare la voglia e l'intenzione di riportare la rosa sporcata al suo vero colore.

L’occasione è la Conferenza internazionale sulla violenza contro le donne, in corso a Roma, promossa dal Ministero Pari opportunità insieme a quello degli Esteri.

Per capire, e combatte­re, un fenomeno che fa paura; un fenomeno che sfugge, per i confini resi incerti dal­la difficoltà a denunciare la vergo­gna della violenza casalinga, eccovi alcuni dati.

In Italia sette milioni di donne hanno subito violenza fisica o ses­suale nel corso della vita. Di que­ste (dati Istat) 2 milioni e 938 mila hanno subito violenza dal partner o dall’ex. Un universo di sopraffazio­ne di cui fa ancora più paura la fac­cia che rimane oscura, quel 93% di abusi che non viene denunciato, sommerso da mille paure. Sette mi­lioni di vittime silenziose, secon­do il ministero.
«Il passo più diffi­cile per una donna — spiega Ga­briella Carnieri Moscatelli, presi­dente di Telefono Rosa — è con­vincersi a chiedere aiuto». Ma usci­re dall’isolamento è solo il primo passo: «Poi c’è l’iter giudiziario e la ricostruzione di sé». Del proprio io massacrato a calci e pugni da chi credevamo vicino: «Da una mappatura del nostro Osservato­rio — continua Moscatelli — su un campione delle circa duemila donne che hanno chiesto aiuto nel primo semestre 2009, risulta che autori delle violenze sono i mariti nel 34% dei casi, gli ex mariti nel 12% e nell’8% i conviventi». Part­ner senza controllo, capaci di acca­nirsi in molti modi: «Nel 49% dei casi la violenza è psicologica, nel 34% fisica, nel 13% economica e un buon 21% è vittima di minacce e stalking, spesso anticamera di abusi più pesanti».

Per due che hanno spezzato il vincolo, quante altre restano in si­lenzio? Il baratro oggi è più profon­do o abbiamo solo scoperchiato un vaso? «Difficile dirlo — dice Marina Bacciconi, responsabile dell’Osservatorio nazionale violen­za domestica — poiché la maggior attenzione sociale e mediatica agi­sce da lente distorsiva e, d’altra parte, l’informalizzazione del ma­trimonio e della parentela nella so­cietà (e non solo in Italia) si affer­ma sempre più come dato struttu­rale, culturale. Lo stesso modesto aumento negli ultimi anni può aver poco significato e derivare dalle stesse ragioni».
Ma se non è possibile quantificare la violenza si può qualificarla: anche gli abusi hanno un genere. Quasi sempre maschile singolare. «Il nostro mo­nitoraggio (registriamo un feno­meno quando tribunali, polizia, ca­rabinieri, Pronto soccorso e medi­ci di famiglia lo incontrano in mo­do da avere una fotografia ad 'alta definizione' del fenomeno) — con­tinua Bacciconi — evidenzia che fra le vittime circa 1 su 3 è ma­schio, minore o anziano ma anche adulto. Ma la donna è certamente la principale vittima». È sulle dina­miche dell’atto violento che emer­gono le differenze più sensibili: «Il maschio conta più sulla propria forza fisica (pugni, calci, minac­ce), la donna per lo più sull’uso di oggetti disponibili in casa, nella vi­ta quotidiana».

Si può visitare il sito Respect women Respect the world per avere maggiori informazioni sulla campagna di informazione.

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