Sacchetti di plastica addio
Il prossimo 12 settembre sarà la prima giornata internazionale "contro" le buste della spesa (International Plastic Bag Free Day).
La giornata è stata promossa il Marine Conservation Society (MCS), società inglese no-profit dedicata alla conservazione dell'ecosistema marino e ha raccolto ovunque l'adesione convinta degli ambientalisti.
In Italia l'associazione dei Comuni virtuosi rilancia con la campagna "Porta la Sporta", ispirata al movimento inglese "Plasticbag Free Cities": le Amministrazioni vengono invitate a mettere al bando i sacchetti di plastica; vengono coinvolte le scuole e i bambini in progetti di riciclo e nelle piazze si insegna a fare divertenti sportine di tela, da tenere con sé e tirare fuori alla cassa del supermercato.
Tra i blog è cominciato il passaparola e vengono sponsorizzati - più che i sacchetti biodegradabili sul cui smaltimento in tempi rapidi è battaglia di brevetti e studi - le vecchie sacche di tela o di juta, da ripiegare e portarsi dietro.
I sacchetti di plastica si gonfiano e danzano, pieni di acqua e sospinti dalle correnti. Sembrano meduse e le tartarughe li ingoiano... morendo poi soffocate.
Vengono usati per venti minuti, ma poi l'ambiente per distruggerli impiega 400 anni.
Nessun equilibrio tra tempo d'uso e tempo di vita.
Gli italiani non riescono a farne a meno, ne producono tra i 10 e i 15 miliardi l'anno, immettendo nell'atmosfera qualcosa come 400 mila tonnellate di anidride carbonica.
Sono il simbolo del superfluo, di una società che acquista, consuma e distrugge.
In realtà le shopper usa-e-getta sono state condannate a morire il prossimo 1 gennaio 2010 da una direttiva europea, poi ripresa dalla Finanziaria 2007, ma nel nostro Paese, grazie al "decreto milleproroghe", la sentenza è stata rinviata di un anno.
Dodici mesi in più mettere al bando "i sacchi non biodegradabili per l'asporto delle merci", le vecchie borse di polietilene.
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