Giovedì 23 aprile è comparso su La Repubblica un bellissimo articolo di Federico Rampini che vogli riportarvi - amici blognauti - perchè mi sembra utile come spunto di riflessioni sulle condizioni del nostro pianeta, sotto molti punti di vista: da quelli umani e sociali, a quelli dell'ambiente, a quelli economici e politici.
I padroni della luce
di Federico Rampini
Cos'è la modernità?
Comunque la definiamo, da oggi sicuramente sappiamo dov'è la "nostra" modernità: è il regno della luce. Un regno dai confini precisi e spietati, oltre i quali c'è un'immensa umanità delle tenebre.
Per capire il mondo in cui viviamo ora abbiamo questo planisfero straordinario, risultato di 400 immagini satellitari montate per costruire un'unica foto. È la Terra come se fosse tutta simultaneamente avvolta nella notte.
Un'immagine della Terra di notte composta da più immagini riprese da oltre 400 satelliti Nasa
È un'oscurità trafitta da milioni di punti luminosi, qui densissimi, là più radi, altrove inesistenti. Sono le luci dell'urbanizzazione, dello sviluppo, della produzione di ricchezza, della densità civile, dei flussi di comunicazione. Ecco che grazie alla notte tutto diventa più chiaro: i confini tra le civiltà, i dislivelli di benessere, i fossati tecnologici. Questo planisfero condensa lezioni di geopolitica; analisi sulla globalizzazione; scenari sul futuro dell'ambiente; rapporti di forza demografici. Dà un'angosciosa visibilità alle diseguaglianze.
Ciascuno prenda il suo tempo, si soffermi a fissare queste immagini prese dai satelliti: sono l'inizio di tanti percorsi d'indagine per decifrare il senso della nostra epoca. Questo planisfero andrebbe appeso nella aule scolastiche e universitarie, dovrebbe aprire le lezioni di geografia, storia, economia, sociologia, scienze politiche. Osservate dove il regno della luce è imperioso e incontrastato. Splende l'Europa; tutta la parte abitata degli Stati Uniti; il Giappone. È quella che fu la Trilaterale. È l'asse delle liberaldemocrazie capitaliste che ha fatto e disfatto i destini del pianeta dopo la seconda guerra mondiale. Prima ancora era il mondo delle potenze coloniali o neocoloniali. È l'epicentro delle rivoluzioni tecnico-industriali del Novecento. Sembra quasi di percepire un'antica arroganza dietro quelle tre zone di luce così abbagliante. Ma non sono più sole. Vista dalla stratosfera è ben luminosa tutta la fascia sviluppata della Cina, nuovo imponente protagonista dello sviluppo e della modernizzazione, ma ben diverso dal vecchio club delle democrazie. Il triangolo dell'India è perfettamente riconoscibile grazie a una luce diffusa, omogenea, non troppo intensa ma priva di ombre: l'immagine fedele di una modernità "soft", che ha tentato di evitare gli strappi di accelerazioni troppo brutali. Quelle due vaste zone di luci recenti sarebbero state invisibili dallo Sputnik sovietico o dagli astronauti americani che andarono sulla luna: solo da un paio di decenni i due miliardi del nuovo ceto medio asiatico hanno acceso lampadine e televisori, computer e fari delle automobili.
Irregolare, a chiazze di leopardo, la luce segnala oasi di sviluppo in Medio Oriente e nel Golfo Persico. La Russia bianca è un'appendice sbiadita della nostra Europa; emana verso il resto dei suoi territori fino alla Siberia dei fasci tenui, le arterie di uno sviluppo petrolio-diretto. Qualche sottile zona costiera dell'America latina lancia i suoi messaggi verso l'universo: ci siamo anche noi, ce l'abbiamo fatta. Sono quelli entrati finalmente nel G-20, dove si concentra l'80% della ricchezza mondiale. E tutto il resto? Forse è da lì che bisognerebbe partire: perché anche senza contare gli oceani, nel mondo emerso il buio è quasi più esteso della luce. Va decifrato. Non tutte le oscurità sono uguali. Ci sono vaste zone nere che indicano geografia e demografia favorevoli: Canada e Australia, ricchi di natura selvaggia e materie prime, con popoli sparpagliati su territori sconfinati. Ci sono invece zone di buio affollatissime. Il continente nero con minuscole eccezioni (uno spicchio di Sudafrica) è rimasto ai margini della globalizzazione: la fiammata già esaurita delle materie prime non ha seminato i germi di una modernità solida. L'Asia centrale è in gran parte scura, per i satelliti che scrutano nella notte. Visto che là si combatte da otto anni per stanare Osama bin Laden, anche i conflitti esplosi dopo l'11 settembre 2001 hanno una declinazione in termini di luce contro tenebre. Non è per forza un giudizio di valori; è la constatazione che gli antagonismi più distruttivi coincidono in parte con dei confini di modernità misurati in gigawatt. Già, come dimenticare che tutti quegli addensamenti luccicanti per bucare la notte richiedono centrali elettriche, energia? Il regno della luce possiamo confrontarlo con altre geomappe satellitari, dell'inquinamento atmosferico. Coincidono perfettamente.
È possibile rileggere l'articolo all'indirizzo http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/ambiente/earth-day-2009/padroni-luce/padroni-luce.html
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