giovedì 18 giugno 2009

... in ricordo di un amico ...



Mi piace ricordarlo così...


Se ne è andato un amico, un poeta dei nostri giorni e della nostra storia... Ieri così veniva ricordato e raccontato e oggi così io voglio tenerlo nel cuore!!!

Se la sinistra non è più "popolo", come ci insegna ormai da anni la pubblicistica di destra (devota a un miliardario), allora che cos' era la grande folla di milanesi di ogni età che siè stretta ieri mattina attorno al feretro di Ivan Della Mea, intellettuale e cantante? Al quartiere Corvetto c' era il mercato. Ivan ci aspettava nel "suo" circolo Arci, presidio storico di santi bevitori e giocatori di scopone. Tutto - le facce, le voci, il cortile sbrecciato, il bancone del bar - odorava di popolo. Dalla bandiera della Brigata Garibaldi alla banda con gli ottoni stentorei, alle camicie di terital dei pensionati, al dialetto, alle memorie, agli incontri, agli abbracci, ai vecchi amici ciascuno legato a un quartiere, un bar, una fabbrica. Certo, Ivan ha saputo meritarselo, il popolo. Non lo ha vissuto come un dovere, ma come un' occasione. Non come un vizio ideologico, ma come una virtù umana. Era popolo, era strada, era quartiere lui stesso. Ci stava bene, ci stava dentro, lo cantava, lo amava e lo malediceva. Per lui, molto semplicemente, sinistra e popolo erano sinonimi. Di tutto il resto dubitava, non di quello, non della normale promiscuità con la gente che sale e scende dai tram, entrae esce dai mercati. Ivan, le primarie, le faceva ogni giorno vivendo, anche prima che le inventassero. Era troppo avanti per i nostri tempi.

da L'AMACA di Michele Serra (La Repubblica, 17 giugno 2009)
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/06/17/amaca.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Ivan_Della_Mea
http://www.iedm.it/

1 commento:

Unknown ha detto...

Ho conosciuto Ivan nel 1968 a Latina in occasione della lotta operaia contro le gabbie salariali. Io,studente di architettura,cercavo di conoscere le ragioni della classe operaia e sostenerle,lui dentro le lotte operaie ci stava dentro da tempo anche grazie all'impegno politico e intellettuale del fratello maggiore che fu tra gli ispiratori de "il potere operaio" di Pisa.
Ricordo che si tuffò dentro quella situazione immedesimandosi totalmente. Di fronte ad una difficoltà logistica di collegamento tra le fabbriche ed all'esitazione che ne era nata esortò tutti con un urlo:" compagni,gambe in spalla" invitandoci a sopperire con i piedi alla mancanza di mezzi a motore. Poi non l'ho più visto ma le sue canzoni hanno accompagnato la mia gioventù e il mio impegno politico.

Mario